Il paesaggio politico italiano, delineato dall’indagine condotta nei giorni scorsi da Demos per Repubblica , si presenta instabile. Poco rassicurante. D’altronde, l’insicurezza è l’unica sicurezza che accompagna la società, ormai da molto tempo. Tuttavia, il sondaggio rileva e aiuta a comprendere anche novità inattese, fino a poche settimane fa. Come l’invasione delle Sardine. Nelle piazze. Ma anche al centro dell’opinione pubblica. Segno di una domanda politica ancora in-espressa, perché non trova sbocchi. Perché l’offerta politica è in-adeguata. Soprattutto a (centro)Sinistra.
Così, dopo molto tempo, le novità si affiancano alle tradizionali certezze. Nel segno dell’incertezza verso il futuro. Prossimo.
Per questo non sorprende se oltre metà dei cittadini (intervistati) pensa che il governo Conte (2) non avrà vita lunga. Al massimo un anno. Ma, secondo il 26%, durerà anche meno. Pochi mesi. Peraltro, si tratta di una prospettiva (un po’) meno pessimista rispetto allo scorso settembre, quando questa maggioranza si era appena costituita. La fiducia nei confronti del governo è, a sua volta, abbastanza stabile. Ma molto inferiore – oltre 10 punti in meno – rispetto allo scorso luglio. Quando Conte era alla guida di una maggioranza giallo-verde. E non giallo-rossa (o rosa), come oggi. Però, il peso elettorale dei partiti giallo- verdi, allora, era superiore di almeno 10 punti rispetto ai giallo- rossi, oggi. Secondo le indicazioni dei sondaggi, ma anche in base ai risultati del voto europeo dello scorso maggio. Quando la Lega aveva ottenuto il 34% e il M5s il 17%. Insieme, “rappresentavano” la maggioranza assoluta. Mentre oggi, secondo il sondaggio di Demos, i partiti di governo supererebbero, di poco, il 40%. Il Pd, dopo la scissione di Renzi, è scivolato sotto il 20%. Appena sopra al M5s, che oggi è scivolato al 18%. Italia Viva, il partito personale di Renzi, infine, galleggia a fatica. Il sondaggio di Demos, infatti, gli attribuisce meno del 4%. Tuttavia, Lega di Salvini scende sotto il 30%. Per la prima volta dopo molti mesi. Ma rimane sempre, nettamente, davanti a tutti.
Peraltro, è significativo osservare come la fiducia personale verso Salvini sia salita in misura rilevante: circa 6 punti. Oggi, nella graduatoria dei leader, è secondo, con il 48%. Dopo Giuseppe Conte, che perde ancora consensi. Ma resta, comunque, il più apprezzato. Davanti a tutti. L’unico a raggiungere il 50%.
Il soggetto politico che si sta rafforzando maggiormente sono i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Anch’essa in sensibile “ascesa personale”. Una tendenza che contribuisce a spostare il Centro-Destra più a Destra. Sulla scia di Salvini. A Sinistra, invece, il declino continua. Accentuato dalle divisioni e dalle tensioni interne. Oltre che dal deficit di leadership. Zingaretti, infatti, si ferma al 35% di consensi personali. Confuso nel gruppo. Accanto a Di Maio, Toti, Calenda. Poco sopra a Berlusconi. Ma più sotto, rispetto a Franceschini e Bonino. Renzi, invece, si distingue. Perché è in fondo. Lontano da tutti. Con il 25%. Dietro di lui, solo Beppe Grillo. Che, però, è un garante… “Fuori dal gioco”.
Così, le Sardine rivelano una domanda e un “vuoto” di rappresentanza di proporzioni ampie. Soprattutto fra i giovani e i giovani-adulti. I settori socio-demografici che di-mostrano il coinvolgimento più elevato. Il 4% della popolazione, infatti, afferma di aver partecipato alle manifestazioni delle Sardine. Ma questa componente sale fra i più giovani (fino a 24 anni) e raddoppia fra i giovani-adulti (fino a 34). È interessante osservare come vi sia un’area molto più ampia, superiore al 40%, che si dice favorevole a queste mobilitazioni. Ma, soprattutto, un quarto della popolazione intervistata sostiene che, se le Sardine “scendessero in campo”, prenderebbero in seria considerazione la possibilità di votare per loro. Un’ipotesi, per ora, poco plausibile. Ma significativa, per le indicazioni che suggerisce. Raccoglie, anche in questo caso, i livelli più rilevanti fra i più giovani. Ma è importante l’orientamento politico. Favorevole alle Sardine soprattutto fra gli elettori di Centro-Sinistra e di Sinistra. In particolare, del PD e di LeU. Tuttavia, l’eventuale presenza elettorale delle Sardine interessa anche la base di FI. Alla ricerca di uno spazio, di fronte al declino del Capo e fondatore. Unico. Invece, gli elettori del M5s appaiono lontani. In misura superiore rispetto alla base del PD e dei partiti di Sinistra. Nonostante le Sardine interpretino una parte simile a quella del M5s delle origini. Attori del disagio democratico di fronte al declino dei partiti e della politica. Ma forse l’ostilità degli elettori del M5s si spiega proprio così. Perché le Sardine denunciano la distanza, rispetto al Movimento delle origini. Mentre il fervore e il favore degli elettori di Sinistra rivelano nostalgia e delusione verso una politica che non c’è più. Verso partiti che se ne sono partiti. Hanno abbandonato la società e il territorio. Verso leader che non sanno più proporre il senso e i valori della Politica.
Per questo le Sardine, i loro Capi, se accettassero, se accetteranno, le logiche della Politica come spettacolo e come marketing, verrebbero centrifugati nel vortice della delusione che ha risucchiato altri partiti. E altri leader. Perché la Tivù consuma chi ci va – troppo spesso. Come hanno verificato molti attori – politici – di successo. Ultimo: Renzi. Un rischio che corre lo stesso Salvini. Mentre la Rete e il Digitale non bastano. Perché lasciano “soli”. Le Sardine. (Di) mostrano che la Politica è una “scatola chiusa”. Un’esperienza triste. Senza partecipazione. Senza uscire nelle strade, nelle piazze. Senza parlare, perfino gridare. Insieme agli altri.