Stasera a mezzanotte si chiude una delle campagne elettorali più anomale degli ultimi anni. È stata totalmente combattuta tra due alleati di governo, lasciando in cono d’ombra le opposizioni. M5S e Lega sono stati i protagonisti indiscussi di una polemica arrivata anche a livelli di accuse personali. Il più affilato è stato Luigi Di Maio che quasi ogni giorno nelle ultime settimane ha ripetuto che il «nervosismo» di Matteo Salvini è cresciuto da quando è scoppiato il caso del sottosegretario Armando Siri. Precisando che per fortuna al governo ci sono i 5 Stelle, baluardo contro la corruzione che servirebbe alla Lega per redimersi dalla tentazione di difendere i corrotti. Per non dire delle insinuazioni nei confronti di Giancarlo Giorgetti, delle alleanze con gli estremisti della destra europea. Fino all’ultima di ieri, quando ha commentato la proposta di cancellare il reato di abuso d’ufficio che secondo il leader del Carroccio paralizzerebbe l’attività di sindaci. «Come si fa a dire – si chiede il capo grillino – che si vuole dare battaglia alla mafia e alla camorra con un decreto e poi subito dopo incitare all’abolizione del reato di abuso d’ufficio? È un reato in cui cade spesso chi amministra, è vero, ma se un sindaco agisce onestamente non ha nulla da temere. Il prossimo passo quale sarà? Che per evitare di far dimettere un sottosegretario togliamo il reato di corruzione? Sia chiara una cosa, per noi il governo va avanti, ma a un patto: più lavoro e meno stronzate!».
Ecco, la proposta di Salvini sarebbe «una stronzata» e anche questo il ministro dell’Interno si è legato al dito, in attesa di una resa dei conti dopo le Europee sulle cose da fare per continuare a governare insieme. Il leghista replica dicendo che non può passare la giornata a rispondere agli insulti di Di Maio, classificandoli come «rumore di fondo». Ieri, prima di partire per Palermo per la commemorazione di Giovanni Falcone, il vicepremier leghista ha però fatto girare dichiarazioni recenti del premier Giuseppe Conte e del presidente dell’Autorità anticorruzione critiche sull’abuso d’ufficio così come oggi è previsto dal codice penale. «È il presidente del Consiglio che ha detto che bisogna rivedere questo reato perché sta bloccando il Paese, quindi si mettano d’accordo tra di loro. Comunque occupo il mio tempo lavorando, non ho tempo per offendermi».
C’è un certo nervosismo in attesa dei risultati elettorali. M5S sta facendo di tutto per tenersi sopra il 20 per cento, la Lega per centrare il risultato storico del 30 per cento e poter dire che flat tax, autonomia regionale e decreto sicurezza sono le priorità del governo. Di Maio ha invece messo tra le sue priorità la legge sul conflitto di interessi, così, dice Alessandro Di Battista, «Berlusconi sparisce e se ne va nella sua villa ad Antigua». Poi un attacco personale a Salvini sempre da parte di Dibba: «Si sta renzizzando sotto tutti i punti di vista. È ingrassato come Renzi… Toglietegli i social: più ministero e meno Instagram. Io sono stato 40 giorni senza social e sono rinato». Di Maio insinua che il leader leghista chiede i voti per aprire la crisi di governo dopo le Europee e che nella Lega Giorgetti e Salvini giocano a fare «il poliziotto buono e il poliziotto cattivo». È arrivato a sostenere che il governo Gentiloni è stato più bravo a fare i rimpatri. Una affermazione che brucia, che serve ai 5 Stelle per mettere in discussione le capacità dell’alleato-avversario sul terreno dell’immigrazione e la sicurezza che ha fatto la fortuna elettorale del Carroccio. L’opposizione non crede che dopo il voto di domenica ci sarà la crisi: c’è un gioco delle parti, l’interesse di rimanere al potere li terrà inchiodati alle poltrone, «anche se litigano su tutto e hanno fallito», sostiene il segretario del Pd Nicola Zingaretti. Ma che forza avrà Di Maio di fronte alle richieste di Salvini? Il limite dei due mandati, ribadito con forza da Davide Casaleggio, potrebbe consigliargli di evitare una crisi di governo a tutti i costi. Il vicepremier grillino nega di essere azzoppato da questa regola dei due mandati. «Ho sentito Davide stamattina, se voleva azzopparmi non aveva quel tono».