L’ultima cattiva notizia, per l’economia nazionale e milanese, è il rinvio del Salone del Mobile. La kermesse doveva inaugurare il 21 aprile. Adesso la Federlegno Arredo Eventi ne decide lo spostamento a giugno, in data da destinarsi. E Milano deve gestire, allarmata, il rituale di prenotazioni alberghiere disdette, di spedizioni congelate. L’Associazione Esposizioni e Fiere, in questo clima, studia il calendario e cerca di capire, come nel calcio, quando recuperare questo e gli altri eventi spostati per effetto del coronavirus. Le fiere sono un’eccellenza italiana, generano affari per 60 miliardi di euro richiamando più di 20 milioni di visitatori (centinaia di migliaia dall’estero, con i cinesi tra i più curiosi e spendaccioni). Gli espositori, che sono 200 mila l’anno, mettono in moto il 50% delle loro esportazioni estere proprio grazie alle nostre fiere modello.
Se anche questo settore dovesse arenarsi, si avvererebbero le previsioni gravi che Confindustria, Confcommercio, Confesercenti, Cna hanno rappresentato al ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli. Confcommercio avverte che il Pil nazionale può flettere fino allo 0,4 % (se la crisi dovesse prolungarsi fino a giugno). Sarebbero tra i 5 e i 7 miliardi di euro in meno. Confesercenti mette nel conto una perdita nei consumi per 3,9 miliardi, con circa 15 mila piccole imprese che rischiano di chiudere per asfissia. Verrebbero cancellati, così, 60mila posti.
Lavorare da casa, al riparo da ogni rischio di contagio. Una soluzione civile e moderna che protegge sia le aziende sia i dipendenti nei giorni della paura. Una sciagura, nello stesso tempo, per bar, piccoli ristoranti, salumerie. La richiesta di tramezzini, pizzette, spremute, panini, insalate miste e primi piatti, in tanti centri del Nord Italia registra una vistosa flessione ora che le persone sperimentano il telelavoro e mangiano a casa. Se l’emergenza durerà poche settimane, ci sarà il tempo per recuperare. Se andrà avanti qualche mese, l’industria che sfama i lavoratori vedrà il suo fatturato incrinarsi. La Federazione pubblici esercizi (Fipe) è riuscita a strappare, per fortuna, il pagamento posticipato delle Tariffe Siae (al 20 marzo) e la sospensione dei versamenti tributari (incluse le cartelle di pagamento).
Sperano in una crisi-lampo, ragionevole nei tempi, anche i titolari dei nostri cinema che accusano una fuga drammatica degli spettatori. Nel fine settimana, gli incassi sono caduti del 44 per cento. Lunedì il calo è stato addirittura del 65 per cento rispetto al 2019 e del 75 per cento sulla settimana precedente. L’Emilia Romagna – che a Natale aveva respirato con il film di Zalone – nell’ultima settimana conta incassi per un milione di euro in meno (rispetto all’anno scorso). Non aiuta il settore la decisione di molti produttori di rinviare l’approdo nelle sale di pellicole già pronte. Come “Si vive una volta sola” di Carlo Verdone e “Volevo nascondermi” di Giorgio Diritti, mentre “Onward. Oltre la magia” arriverà solo dal 16 aprile.
Trema l’industria del calcio perché tan te partite saranno giocate, certo, ma a porte chiuse. I club – che vendono biglietti, ma anche gadget e magliette – rischiano una flessione dei ricavi quando è già alle viste il mercato estivo. Danno e beffa sono in vista invece per gli abbonati. In particolare per i tifosi di quegli undici club di Serie A che non riconoscono alcun rimborso quando una gara non si gioca oppure quando è disputata senza spettatori. Pratica che l’Autorità Antitrust, garante dei consumatori, ha contestato aprendo un’indagine questo 7 gennaio.