Sarà anche stato smentito, ma nel frattempo sull’Italia era già arrivata una pioggia di telefonate da tutte le principali capitali finanziarie: chiamavano i grandi creditori esteri dell’Italia, quelli che hanno comprato il debito sulla base dell’impegno dello Stato a onorarlo e a farlo in euro, non in una diversa moneta esposta a forti svalutazioni.
Il documento pubblicato ieri da Huffington Post Italia, firmato dai leader di Movimento 5 Stelle e Lega, secondo gli interessati sarebbe una versione superata. Ma a Londra e a New York, a molti degli investitori che contribuiscono a tenere basso il costo del debito dello Stato, delle imprese e delle famiglie italiane non è piaciuto affatto. È da lì che è partito un tentativo frenetico di capire.
Non è piaciuto, in particolare, quel riferimento alla necessità di «introdurre specifiche procedure tecniche di natura economica e giuridica che consentano agli Stati membri di recedere dall’Unione monetaria». Non è piaciuto quel riferimento a «un percorso condiviso di uscita concordata nel caso ci sia una chiara volontà popolare in tal senso»: un chiaro riferimento all’ipotesi di un referendum sull’euro. E forse ancora meno è piaciuto quel riferimento (a pagina 38 del documento) a «congelamento e cancellazione dei Btp in pancia alla Banca centrale europea», che a fine anno varranno circa 250 miliardi di euro e dunque circa l’11% di tutto il debito. Molti investitori naturalmente hanno notato l’errore piuttosto grossolano contenuto nel programma: quei 250 miliardi di euro di titoli italiani in grandissima parte non sono in mano alla Bce, ma alla Banca d’Italia in base alle regole stabilite per gli interventi. La perdita sarebbe dunque imposta allo stesso Paese che la decreta, se solo una scelta del genere fosse concepibile.
Ma soprattutto, molti dei banchieri e dei gestori di fondi internazionaliche hanno chiamato ieri sera, gli stessi che detengono debito pubblico italiano per circa 700 miliardi e sono capaci di venderlo in un istante, facendo esplodere lo spread, hanno fatto un’immediata equivalenza: se chi ha stesso quella bozza di programma di governo M5S-Lega è disposto a non onorare il debito verso la stessa Banca centrale, che garanzie restano che rispetti gli impegni verso gli altri creditori? «Non riesco a credere che questo non sia un fake», commentava ieri un investitore europeo con decenni di esperienza.
Queste sono le domande che hanno motivato molte delle richieste di chiarimenti piovute all’improvviso sull’Italia da tutto il mondo. Del resto a tutti è molto evidente che la relativa quiete dei mercati sull’Italia dipende dall’aspettativa che M5S e Lega al governo siano in futuro molto più cauti e concreti di quanto siano stati in campagna elettorale. Poche ore prima che uscisse quel documento diceva Carlo Capuano di Dbrs, una delle quattro agenzie di rating dalle quali dipende l’accesso delle banche italiane alla liquidità della Bce: «Rispetto al passato, i partiti hanno moderato le loro posizioni euroscettiche, anche relative al referendum sull’euro».
Ma se tutto questo cambia, o gli investitori internazionali iniziano a temere che possa cambiare, diventeranno riluttanti a prestare denaro o a investire nel capitale di qualunque soggetto in Italia. Anche prima di stanotte in segni si vedevano già. Il titolo di Stato italiano a dieci anni doveva offrire già lo 0,22% annuo più di quello portoghese, anche se quest’ultimo è quattro volte meno liquido e dunque meno facilmente vendibile. Un chiaro segno di diffidenza: la stessa che ha iniziato a manifestarsi ieri sera nelle telefonate piovute su Roma e su Milano da tutto il mondo.