Corrompere politici e funzionari. Finanziare i partiti. Manipolare le gare. Ecco la nuova Tangentopoli, mazzette a esponenti di spicco di Forza Italia e affari con la ’ndrangheta che ha portato a 43 custodie cautelari di cui 13 in carcere. La doppia inchiesta dei carabinieri di Monza e della Guardia di Finanza di Varese, con il coordinamento della Dda di Milano guidata da Alessandra Dolci, ha scoperchiato un sistema per truccare le gare di appalti pubblici su raccolta rifiuti, emergenza neve, movimenti terra. Una montagna di accuse: associazione per delinquere aggravata dall’aver favorito un’associazione di tipo mafioso, corruzione, turbata libertà degli incanti finalizzati alla spartizione e all’aggiudicazione di appalti pubblici e fatturazioni false.
Lo scandalo lambisce il presidente leghista della Regione Lombardia Attilio Fontana. Non tanto perché contro di lui c’è stato un tentativo di corruzione non andato a buon fine, tant’è che il governatore è parte lese nonostante non abbia denunciato l’episodio. Ma soprattutto per il fatto che la Procura guidata da Francesco Greco sta valutando se iscriverlo nel registro degli indagati per corruzione o abuso d’ufficio: «Stiamo valutando – ha spiegato Greco – la posizione del governatore sull’episodio relativo all’incarico ottenuto in Regione, in una commissione che si occupa di spese, dal suo socio di studio Luca Marsico».
In attesa che i magistrati decidano, al Pirellone hanno già voglia di voltare pagina. Due minuti di applausi e tutti in piedi. La maggioranza di centrodestra si stringe attorno a Fontana. Del resto non è che rischi troppo se dovessero emergere sue responsabilità, giusto una multa da 30 a 516 euro. «Sono qui perchè non ho alcuna remora e alcun timore. Mai percepito alcun atteggiamento corruttivo», assicura mentre annuncia di aver sospeso dall’incarico il sottosegretario Fabio Altitonante di Forza Italia, finito agli arresti domiciliari per le sue relazioni pericolose.
Gli astri nascenti
Il fatto è che si vota tra 18 giorni per le Europee. E un altro golden boy di Forza Italia finisce da Palazzo Marino direttamente a San Vittore: Pietro Tatarella, in consiglio comunale dal 2011, candidato alle consultazioni del 26 maggio e altro astro nascente del partito di Silvio Berlusconi, di cui è vicecoordinatore regionale. Un bel guaio, ammette con parole misurate la lombarda Mariastella Gelmini, che annuncia la loro sospensione: «Massima fiducia nella magistratura. Colpisce che abbiano colpito esponenti così di spicco». Altro che di spicco. Pietro Tatarella e Fabio Altitonante sono le nuove leve che dovrebbero portare alla rinascita del partito.
Chi conosce bene Pietro Tatarella oggi ridacchia: «Uno veloce, troppo veloce». Classe 1983, pugliese, padre falegname, mamma casalinga, sposato, un figlio, candidato al Pirellone nel 2006, approda a Palazzo Marino nel 2011 dopo aver annunciato il suo credo: «Rigore, determinazione e passione». Dicono sia un vulcano, entrato pure in collisione coi vertici del partito che alla fine lo mettono in lista con destinazione Europa. L’altro emergente è Fabio Altitonante, 44 anni, abruzzese di Teramo, ingegnere, una carriera politica bruciando le tappe: assessore in Provincia, in Regione dal 2013 dove diventa sottosegretario con Attilio Fontana nel 2018 con delega al post Expo e commissario cittadino di Forza Italia. Se il partito trema in Lombardia, in Piemonte non è che sia messo meglio. Per il deputato novarese Diego Sozzani, responsabile Infrastrutture di Forza Italia, c’è una richiesta di arresto alla Camera. E lui risponde come fanno tutti da decenni: «Sono estraneo ai fatti criminosi».