Certo, si tratta soltanto di un campione di 1.000 aziende tra i 20 e i 500 milioni di fatturato su oltre 36.000. Tuttavia, è un campione significativo per continuare a tracciare, anno dopo anno, alcune linee di tendenza che possono permettere di comprendere le caratteristiche delle culture imprenditoriali che esprimono i diversi territori. E così, la prima tendenza che emerge leggendo i dati aggregati per singole regioni, e in particolare delle tre che compongono il “nuovo triangolo industriale”, è che l’Emilia Romagna continua ormai da anni a primeggiare sul Veneto e sulla Lombardia. Una tendenza che si conferma nel 2021, soprattutto se si guarda non tanto al numero delle imprese leader presenti (influenzato soprattutto dal fatto che la Lombardia ha un numero di abitanti doppio rispetto a Veneto ed Emilia), quanto al fatturato medio e al tasso di crescita annua composto.
Se è vero che la Lombardia ha 322 aziende leader e il Veneto 181 contro le “sole” 139 imprese emiliane, se si guarda al fatturato medio di queste aziende, si scopre che nell’asse che va da Rimini a Piacenza queste aziende fatturano mediamente 101 milioni ciascuna, circa il 20% in più delle aziende lombarde e venete, attestate rispettivamente a 84 e 82,5 milioni. Le imprese emiliane, infatti, a differenza di quelle venete che numericamente costituiscono il 18,1% del campione nazionale e il 17,8% del fatturato globale, pur essendo il 13,9% del campione, sviluppano il 15,1% del fatturato, oltre un punto percentuale in più rispetto alla media.
Ma, poiché il fatturato non è l’unico dato significativo, quello che colpisce del “Modello Emilia” (per citare il titolo del libro di Franco Mosconi uscito in questi giorni) è il tasso di crescita medio degli ultimi sei anni, che si attesta al 13,44%, contro il 13,19% della Lombardia e dell’11,94% delle imprese venete. Un dato che conferma ulteriormente che le imprese emiliane crescono ogni anno di più. Quell’1,5% di distacco annuo rispetto alle aziende venete,significa che nel giro di una decina d’anni la crescita dimensionale delle imprese della regione “modello” supererà i 10 punti percentuali rispetto all’ex locomotiva del Nordest. L’unico dato che sembra essere in comune tra le imprese campioni delle tre regioni è la redditività, che si attesta attorno al 20% medio per tutte e tre. In particolare, l’Ebitda medio degli ultimi tre anni delle imprese lombarde (20,21%) è leggermente superiore a quello delle imprese emiliane (19,88%) e a quello delle imprese venete (19,38%).
Dai dati emerge come si stia consolidando una tendenza che si è manifestata sempre più chiaramente nel corso degli anni e che vede l’Emilia come culla di un nuovo modello di crescita delle imprese. Questo modello si basa sulla capacità di sviluppare una cultura d’impresa orientata allo sviluppo e alla capacità di concertarsi a livello territoriale con le istituzioni e le università politiche. Questo permette di dare vita a progetti di territorio come quelli della Motor Valley, nonché politiche che tendono ad attrarre multinazionali e giovani talenti. Questa differenza è visibile e deriva dalle storie, tradizioni e culture politiche diverse da quelle più nettamente “individualistiche” del Veneto e della Lombardia. Come ama dire l’ad di Dallara, Pontremoli, lo spirito co-competitivo delle imprese emiliane vince su quello esclusivamente competitivo prevalente nelle culture delle altre due regioni.
Ma questa situazione è destinata a rimanere stabile anche in futuro? Non è detto, e molto dipende da come le imprese reagiranno alle prossime turbolente fasi del ciclo economico, finanziario e geopolitico. I più recenti dati sull’export relativi al 2022 segnalano, ad esempio, che nel Veneto si registra un accorciamento delle distanze rispetto all’export pro capite dell’Emilia. Parliamo di scostamenti relativamente poco rilevanti, ma significativi. Infatti, sebbene l’Emilia rimanga la seconda regione esportatrice con un valore di 84 miliardi di euro, contro gli 82 miliardi del Veneto, la crescita percentuale dell’export è stata solo del 14,6% rispetto al 16% del Veneto (e al 19% della Lombardia, sebbene questo dato potrebbe essere influenzato dall’aumento dei costi delle materie prime come l’acciaio, che in provincie come Brescia pesa notevolmente). L’Emilia rimane dunque in vetta e probabilmente lo rimarrà a lungo. Tuttavia, come nella storia dei “modelli territoriali” e nella vita in generale, niente è per sempre e i primati si conquistano giorno per giorno.