«Dietro alla maggior competitività e alle migliori performance economiche del nostro territorio, rispetto alla media del Paese, c’è la logica di filiera che caratterizza il tessuto produttivo locale, ossia la condivisione di strategie, obiettivi, know-how e best practice, lungo le catene del valore». Inizia così l’intervento con cui il presidente di Confindustria Emilia Area Centro, Alberto Vacchi, ha dato il via ieri pubblicamente alla nuova riorganizzazione in 20 filiere sia della “macchina” associativa sia della lettura economica del territorio, attraverso un nuovo Osservatorio economico. Una lente che non misura più i settori ma le catene di valore di 17 filiere manifatturiere (agroalimentare, automotive, carta e stampa, chimica e farmaceutica, costruzioni e infrastrutture, digital, elettronica e meccatronica, energia, home, macchine, metalli, mobilità e logistica, moda e lusso,packaging, plastica, salute, veicoli industriali) e 3 filiere di servizi (facilities, servizi professionali, turismo e cultura). Ognuna guidata da un presidente di filiera, nella nuova governance.
«Ragionando per filiere spariscono i confini dimensionali tra piccole, medie e grandi aziende e si adotta una chiave di lettura dell’economia emiliana utile non solo per accelerare il business ma per rispondere a istanze di coesione sociale e territoriale», sottolinea Valter Caiumi, vicepresidente dell’associazione nata un anno fa dalla fusione tra le territoriali di Bologna, Modena e Ferrara. Tre province, per 126 comuni , in cui la nuova Confindustria Emilia rappresenta oltre 3mila imprese, 162mila addetti e quasi 70 miliardi di fatturato.
Numeri che salgono a oltre 22mila imprese, 420mila addetti e 108 miliardi di euro di fatturato se si vanno a indagare – come ha fatto l’Osservatorio nella prima edizione presentata ieri e che sarà poi aggiornata annualmente – i legami di interdipendenza tra le imprese (società di capitali sopra i 100mila euro) delle tre province. Così da ridisegnare tutta l’economia della via Emilia attorno alle 20 filiere: dall’agrifood, la catena più “ricca” con oltre 25,4 miliardi di fatturato e 68mila addetti (rappresentata a livello confindustriale da Giuseppe Villani dell’omonimo salumificio) al packaging (quasi 12mila addetti e 3,6 miliardi di ricavi), guidata dal ceo di Gd-Coesia Angelos Papadimitriou); dalla moda (19mila addetti e 5,2 miliardi di fatturato) con Stefano Orsi, direttore del polo industriale di Modena Giorgio Armani Operations presidente di filiera, alla meccatronica (10mila addetti e 2,5 miliardi di business) capitanata da Romano Volta, fondatore e presidente di Datalogic.