Trenta, forse quaranta parlamentari pronti a chiedere delucidazioni pubbliche sul metodo. E sul percorso futuro. Oltre a numeri sempre più incerti al Senato. Il Movimento ha scelto la linea dura con i dissidenti: il 31 dicembre con un post sul blog sono state annunciate le espulsioni di due senatori – Gregorio De Falco e Saverio De Bonis — e di due eurodeputati (Giulia Moi e Marco Valli). Per il senatore Lello Ciampolillo un richiamo, mentre il procedimento per Elena Fattori (che ha chiesto spiegazioni al capogruppo a Palazzo Madama Stefano Patuanelli) e Paola Nugnes è pendente. Archiviati invece i casi di Matteo Mantero e Virginia La Mura. Una soluzione decisa che ha scatenato una discussione in seno ai pentastellati, sia sul blog sia tra gli eletti.
Sul sito di riferimento del Movimento si registrano oltre trecento interventi e una buona fetta ha toni critici. Fabio Preganziol chiede «Chi ha violato cosa?» e si firma «un elettore che a questo punto si pente sempre più di non aver continuato ad astenersi». Sandro Marrone, invece, è preoccupato dagli scenari futuri: «Ottimo, ora abbiamo due senatori in meno e abbiamo indicato la strada a quegli eventuali altri, allettati dalle offerte dei partitocrati». Diversi anche i post a sostegno della scelta. «Noi abbiamo delle regole: se all’interno dei gruppi, specie se si è al governo, ci sono posizioni diverse, si decide a maggioranza e quella decisa è la posizione del gruppo», scrive un utente con il nickname Karl Kraus.
La frattura della base pentastellata si riscontra anche nei gruppi parlamentari. L’ala ortodossa è in fermento e tra Camera e Senato sono circa 30-40 i parlamentari che chiedono chiarimenti. C’è chi si espone direttamente sui social network. A partire dai deputati. Luigi Gallo parla di decisione «assurda» e sottolinea: «Non c’è mai stata un’assemblea con una votazione interna, né su Rousseau, sui temi delicati». Gilda Sportiello attacca: «Forse più che di provvedimenti e sanzioni ciò di cui necessita il Movimento sono spazi di confronto». E ancora: «Provvedimenti di questo tipo dimostrano debolezza non forza». Gloria Vizzini esprime solidarietà a Gregorio De Falco: «Il dissenso e il diritto di critica sono indice di democrazia, vanno gestiti e non repressi». Stessa linea anche per Sara Cunial che bolla i dissidenti puniti dai probiviri come «uomini d’onore». Al Senato Matteo Mantero, in un post, cita la «Canzone del maggio» di Fabrizio De André: «Per quanto voi vi crediate assolti, siete lo stesso coinvolti».
Intanto, la decisione dei probiviri rischia anche di avere ricadute politiche, con la maggioranza che perde due pedine e al momento può contare solo su un scarto risicato (165 parlamentari tra Lega e M5S, quando l’asticella del quorum è a quota 161). A dare man forte, però, ci sono spesso due ex pentastellati (Maurizio Buccarella e Carlo Martelli) e due esponenti del Maie (Riccardo Antonio Merlo e Adriano Cairo). De Bonis ha detto che sta meditando sulle dimissioni: in questo caso se l’Aula accetterà il passo indietro del senatore, come per l’ultimo espulso del Movimento, il velista Andrea Mura, si procederà ad elezioni suppletive nel collegio uninominale in cui De Bonis è stato eletto. L’ala governista, però, dribbla le preoccupazioni: «Le regole vanno rispettate a qualsiasi costo. I numeri sono con noi».