Sono la linfa vitale della nostra economia, la migliore rappresentazione del tessuto industriale del Paese, testimonianza inconfutabile delle nostre potenzialità di crescita. Parliamo delle 1.000 imprese Champions selezionate dal Centro studi ItalyPost per L’Economia del Corriere della Sera scandagliando i bilanci delle aziende italiane sulla base di stringenti criteri di performance. Che non si fermano al fatturato – che va dai 20 ai 500 milioni – ma che includono molti altri aspetti fondamentali per determinare la solidità di un’azienda e la sua capacità di proiettarsi in un percorso virtuoso di crescita. Qualcuno, per farsi un’idea: il rating More, dev’essere “ottimo” (cioè compreso tra BBB e AAA) per le aziende fra i 20 e i 120 milioni di fatturato, “Equilibrato” e “Ottimo” (BB- BBB-A-AA-AAA), invece, per quelle fra i 120 e i 500 milioni. Il Cagr degli ultimi sei anni (2015-2021) dev’essere uguale o superiore al 5,5% fra i 20 e i 120 milioni di fatturato, uguale o superiore al 4,52% per le aziende fra i 120 e i 500 milioni, l’Ebitda medio degli ultimi tre esercizi dev’essere uguale o superiore all’11,39% nel primo caso, uguale o superiore al 9,06% nel secondo, il rapporto Pfn/Ebitda medio degli ultimi 3 esercizi dev’essere inferiore o uguale a 1,5 per la prima fascia, inferiore o uguale a 2,19 per la seconda.
Insomma, chi ne esce “Champion” ha caratteristiche eccellenti che gli hanno permesso di crescere anche in questi anni, nonostante i cosiddetti “cigni neri” siano stati tanti, nonostante la parola pronunciata più volte dagli imprenditori sia stata “incertezza”. E nonostante gli osservatori prevedessero che non ce l’avrebbero fatta, che il post Covid sarebbe stato difficilissimo, che l’aggressione della Russia all’Ucraina avrebbe provocato sconquassi, che l’aumento del costo delle materie prime e dell’energia avrebbe messo in ginocchio il nostro tessuto industriale, che l’inflazione avrebbe provocato una recessione dalla quale sarebbe stato difficile uscire.
Quasi per paradosso – ma in realtà a dare un’ipotesi di spiegazione alla dinamica è l’analisi che si può leggere qui sotto – per le Champions gli ultimi anni sono stati anche migliori dei precedenti (tanto che dal Centro Studi di ItalyPost, il quale realizza da sei anni l’indagine, si parla di “biennio d’oro”). Sì, perché se si considera ad esempio il fatturato aggregato, si nota che nel 2019 era di 65,80 miliardi, nel 2020 era di 65,92 miliardi (ebbene, sono cresciute anche nel cosiddetto annus horribilis), mentre nel 2021 è arrivato a 82,26 miliardi, con un delta fra il 2019 e il 2021 del 25%. La stessa dinamica di crescita, seppur ben più contenuta, vale per l’ebitda: fra il 2019 e il 2021 segna una crescita dell’1,59%, arrivando in media nel 2021 al 19,15%. Questo mentre il patrimonio netto aggregato è cresciuto del 50,12%, passando dai 40,38 miliardi del 2019 ai 60,61 miliardi del 2021.
Beh ma il 2022 ha fornito nuove sfide, andando secondo alcuni persino oltre le difficoltà che ancora si trascinavano nel 2021. Ebbene, mettendo assieme le anticipazioni sui bilanci che le Champions hanno fornito, nell’anno appena chiuso il fatturato è salito mediamente del 21,9%, e se l’utile segna un più contenuto +2,5%, l’Ebitda registra un ottimo +5% (in valori assoluti). “Ma gli effetti delle problematiche sorte nel 2022 si riverbereranno sui bilanci del 2023”, si dice ancora. Le Champions rispondono con delle proiezioni di crescita, per l’anno in corso, in media del 9% se si guarda il fatturato, con una ripresa anche della marginalità, che è stimata anch’essa in crescita di un 9%, e dell’utile, che dovrebbe segnare mediamente un +6%. Certo, è una media, c’è anche chi le sue difficoltà le avrà da gestire, ma non si tratta affatto di numeri contenuti. Soprattutto considerando, poi, che quando a parlare sono gli imprenditori Champions si può sempre mettere in conto una certa dose di prudenza nel fare previsioni.
Ma a raccontare le ragioni e le chiavi di queste performance saranno gli imprenditori in persona, il 31 marzo prossimo presso Palazzo Mezzanotte, sede di Borsa Italiana, dove si terrà l’evento di anniversario de L’Economia del Corriere della Sera dal titolo “L’Italia genera futuro” (ci si può iscrivere qui). In questa occasione verrà presentata la ricerca, che sarà oggetto di pubblicazione su uno speciale di 40 pagine del quotidiano di Via Solferino, davanti a molte delle mille Champions.
Saliranno sul palco, oltre ai vertici del gruppo RCS al completo, dal direttore Luciano Fontana a Urbano Cairo, imprese come la bergamasca “Da Vittorio”, lo chef stellato che ha costruito un’azienda Champion da 24,1 milioni di fatturato e oltre 5,8 milioni di Ebitda grazie ai servizi di catering. Ci sarà anche la veneta Morellato, altra azienda Champion, attiva nella produzione e distribuzione di gioielleria e orologeria con un fatturato da 310,1 milioni e 88,5 milioni di Ebitda. Presente anche, da Milano, Italian Design Brand, polo italiano nel settore dell’arredo e del design di alta qualità da 144,2 milioni di fatturato e 22,7 milioni di Ebitda. Poi ab medica, azienda specializzata nella produzione e distribuzione di tecnologie medicali e punto di riferimento per la robotica chirurgica, dal fatturato di 275,8 milioni e 64,1 milioni di Ebitda.
Ma con loro ci saranno anche Guido Barilla, a capo dell’azienda leader con base a Parma che oggi fattura due miliardi e il ministro Giancarlo Giorgetti. Ad aprile partirà poi un tour che toccherà Piemonte, Lombardia, Emilia, Veneto, Toscana, Romagna e Marche nel corso del quale 200 di queste imprese avranno modo di raccontarsi e approfondire i rispettivi percorsi di crescita.