Tecnicamente l’assemblea delle Confindustrie di Treviso e Padova che si terrà oggi a Marghera si limiterà a benedire la fusione delle due organizzazioni ma l’operazione voluta dai presidenti, Maria Cristina Piovesana e Massimo Finco, coltiva ambizioni decisamente maggiori. Lo testimoniano il titolo («Costruire il nuovo triangolo industriale») e le presenze: il presidente nazionale Vincenzo Boccia, i numero uno di Assolombarda Carlo Bonomi e di Bologna Alberto Vacchi e il principale player bancario italiano, l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Carlo Messina. Il triangolo in questione è quello che congiunge il Nordest alla Lombardia e all’Emilia e delimita in qualche modo l’area centrale dello sviluppo italiano, quella che ha sostenuto sulle sue spalle la ripresa dal 2015 ad oggi e la stessa che è riuscita a incrementare di anno in anno l’export. È interessante annotare come nel triangolo convergano sub-culture che in passato avevano caratterizzazioni assai diverse (il Veneto bianco e l’Emilia rossa), come il soggetto-principe oggi non sia più la grande azienda ma le filiere produttive, e ancora come le Pmi più coraggiose siano riuscite ad agganciarsi al nuovo vettore superando così fragilità organizzative e marginalità di mercato e come,infine, le relazioni economiche del triangolo abbiano come interlocutore privilegiato l’economia tedesca.
Nelle settimane che hanno preceduto l’assemblea di Marghera la ripresa ha segnato un rallentamento congiunturale ma i caratteri di fondo del protagonismo post Grande Crisi dell’imprenditoria del Nord non sembrano per ora intaccati.
C’è un gruppo di testa, rappresentato da qualche migliaio di imprese, che ha utilizzato la recessione come occasione di cambiamento profondo — se non di rigenera-zione — al proprio interno e nei rapporti di mercato. Resta da mettere a fuoco come uno dei lati del triangolo abbia caratteristiche differenti dal resto dell’universo manifatturiero settentrionale. Milano è una moderna ed europea città di servizi e si candida ad essere insieme calamita e fornitrice di servizi all’eccellenza manifatturiera. La riflessione sul triangolo voluta da Piovesana e Finco non cita esplicitamente il conflitto città-contado che è facile intravedere negli stili di vita e nei comportamenti elettorali di Milano e dei territori ma in qualche maniera lo sottintende e vuole governarlo. L’orizzonte comunque va ben oltre il localismo.
Se il progetto avviato da Treviso e Padova vorrà andare anche oltre la razionalizzazione e il marketing associativo dovrà mettere mano sin da domani ad alcuni temi concreti legati all’integrazione e alla collaborazione tra territori. Il primo riguarda ovviamente le infrastrutture. Grazie anche alle filiere il trasporto su gomma ha sfondato nel ramo merci e gli imprenditori lombardo-veneti sono uniti nel richiedere l’avvio delle Pedemontane e nel protestare per un’Alta Velocità i cui stanziamenti per ora ne limitano il tracciato solo fino a Verona. Il secondo investe le contraddizioni del mercato del lavoro delle tre regioni e l’incredibile mismatch di competenze, le imprese che non trovano i tecnici per crescere nel Paese dei Neet e di un’alta disoccupazione giovanile.