Più occupati. Tra i 25-34enni e gli over 50. Meno disoccupati. Ma sempre più precari. Luci e ombre ancora una volta nel mercato del lavoro fotografato dall’Istat che ha diffuso i dati sull’occupazione nel mese di maggio. E se da un lato, «si registra un netto miglioramento con una intensa crescita dell’occupazione dipendente» e «prosegue la contrazione della disoccupazione tornata sui livelli della metà del 2012», dall’altro sui 457mila nuovi occupati in un anno (cresciuti del 2% nel maggio 2018 rispetto al maggio 2017), 434mila sono lavoratori a termine: aumentano i lavoratori tra i 15-34 anni (+106mila) e gli ultracinquantenni (+468mila), ma calano gli occupati 35-49enni (meno 116mila). E cresce il numero delle donne lavoratrici: oltre 9 milioni con un tasso che a maggio tocca il 49,7%, mai così alto.
In generale, il tasso dell’occupazione sale al 58,8% (+0,2% rispetto ad aprile 2018; +1,1% rispetto al maggio 2017) e la disoccupazione scende al 10,7% (meno 0,7% rispetto al 2017, il dato migliore dal 2012, con 153mila disoccupati in meno); quella giovanile passa al 31,9%, meno 1% in un mese, ma soprattutto meno 4,6% in un anno, e tra i 50-64enni scende del 2,3% il tasso di inattività (su base annua).
Dati che però non fanno sorridere il ministro del Lavoro Luigi Di Maio che parla di «record del precariato» e sottolinea come «non ci sia nulla da celebrare: se vogliamo parlare di ore di lavoro che mancano, di antidepressivi perché aumenta l’incertezza, forse quel dato non dobbiamo celebrarlo come in passato». L’ex premier e senatore Pd Matteo Renzi lo attacca ricordando che «in 4 anni il Jobs Act ha permesso di recuperare un milione di posti di lavoro, di cui più della metà a tempo indeterminato, e ora il ministro del Lavoro lo vuole smantellare, così avrà occasione per sperimentare la geniale intuizione del reddito di cittadinanza: una Repubblica fondata sul sussidio».
Ma Confcommercio definisce i dati Istat un «segnale incoraggiante in un contesto in cui si intensificano i segnali di rallentamento dell’economia», anche se «permangono elementi di difficoltà per coloro che hanno tra i 35 e i 49 anni». E pure Intesa Sanpaolo, con il senior economist della direzione Studi e ricerche Paolo Mameli, parla di «dati molto incoraggianti» e «segnali positivi, coerenti con il deciso miglioramento delle aspettative delle famiglie». Per la Cisl, «il mercato del lavoro migliora», ma «è importante scoraggiare i contratti a termine, soprattutto quelli di lunga durata».