Botte da orbi sulla Tav tra la Lega e il M5S: «Se la Torino-Lione non vi piace lasciate il governo. Dimettetevi, nessuno vi obbliga a restare…», recitano con ruvide parole i capigruppo del Carroccio. Ma dietro l’ennesimo scontro tra alleati sempre più in crisi — con la mozione grillina sul no all’alta velocità Italia-Francia che dovrebbe approdare in aula al Senato il 6 o il 7 agosto — c’è altro. Si parte dai malumori del Movimento di Luigi Di Maio sul decreto sicurezza, già questa settimana alla prova di un voto difficile a Palazzo Madama, al quale si contrappongono i «tre no» con cui il partito di Matteo Salvini sarebbe pronto a stoppare le leggi proposte dal M5S su acqua pubblica, tutela del mare e salario minimo. E tutto questo va sommato al braccio di ferro annunciato sulla flat tax e sulla manovra di autunno.
Stavolta però si registra un salto di qualità perché la Lega sfida il M5S, allineato con la causa No Tav, a lasciare le poltrone di governo. Ma Di Maio e i suoi non ci cascano — troppo comodo staccare la spina al posto della Lega — e così, facendo spallucce, se la cavano ammonendo gli alleati del Carroccio di non fare «i bulli con i voti del Pd e di Berlusconi» con i quali è stato siglato «il patto del cemento».
Il primo cazzotto nell’occhio a Di Maio lo tirano i capigruppo leghisti, Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari, che a metà pomeriggio hanno il via libera di Salvini. «Se per i 5 Stelle la Tav è un delitto, uno spreco, un crimine, un regalo a Macron, e al partito del cemento, che ci stanno a fare in un governo che la realizzerà? Se vogliono possono dimettersi. Nessuno li obbliga». La replica arriva con un post anonimo ispirato direttamente da Di Maio: «Così è troppo facile, dalla Lega fanno i bulli sulla Tav coprendosi dietro i numeri di Pd e Berlusconi. Se ogni forza politica votasse per se passerebbe la mozione M5S…». E il M5S non dimentica di attaccare anche +Europa che sulla Tav «spalleggia i leghisti, forse perché devono loro un favore dopo aver regalato milioni di euro a Radio Soros (Radio radicale nell’accezione dispregiativa coniata dai grillini,ndr)?».
I grillini , tuttavia, evitano di creare problemi seri al governo Conte di cui sono azionisti di maggioranza. La loro mozione (firmata dai senatori Patuanelli, Airola, Pirro e Matrisciano) impegna infatti «il Parlamento», e non l’esecutivo, a bloccare i cantieri della Tav. Ne approfitta, con tempismo, Mariastella Gelmini di Forza Italia che ribalta la sfida della Lega: «Mica ve l’ha ordinato il medico a stare al governo con il M5S…». E anche il Partito democratico s’incunea tra i due alleati:«Sulla Tav c’è ormai una crisi di governo. Il governo cade sullo sviluppo del Paese», dice Roberto Morassut. In realtà il voto sulla mozione del M5S è avvolto dalla totale incertezza: a parte la data ancora non stabilita, al Senato ci si chiede quale politico assumerebbe un voto che, sulla Tav, cristallizza una maggioranza Lega-FI-Pd. Con il M5S isolato all’opposizione.