Gli imprenditori del Nord si uniscono per protestare contro le misure del governo in merito a fisco e giustizia. «Il decreto fiscale mette a rischio l’attività d’impresa e gli investimenti» è l’allarme che arriva da Marco Bonometti, Enrico Carraro, Pietro Ferrari e Fabio Ravanelli, presidenti di Confindustria Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte, a nome di tutto il mondo imprenditoriale del Nord. Un rischio che aumenta considerando anche il versante della giustizia, con le norme già approvate sulla prescrizione. «Come richiamato dal presidente della Repubblica – scrivono i quattro presidenti in un comunicato congiunto diffuso ieri – sono per noi punti irrinunciabili il contrasto all’evasione fiscale e la salvaguardia delle imprese sane che tutti i giorni si confrontano sui mercati nel rispetto delle norme». Le misure del decreto fiscale collegato alla legge di bilancio «rischiano di mettere fortemente a repentaglio l’esercizio dell’attività d’impresa, generano forte incertezza sotto il profilo giuridico e allontanano qualsiasi nuovo investimento nel Paese».
Nel mirino c’è l’introduzione dell’ipotesi di confisca allargata, uno strumento pensato per combattere la criminalità organizzata, applicabile anche nel caso di un controllo fiscale: secondo i presidenti delle quattro confederazioni porterebbe senza nemmeno una sentenza di primo grado al blocco dei conti correnti aziendali e quindi sine die dell’attività ordinaria delle imprese, dal pagamento degli stipendi ai fornitori. Nei principali provvedimenti dall’inizio della legislatura, dal decreto dignità alle norme sulle crisi d’impresa alle ultime leggi finanziarie e il decreto fiscale, i quattro presidenti denunciano un «approccio che alimenta le divisioni tra componenti della società civile, come se tra cittadini e imprese vi fosse una separazione ideologica nei comportamenti e nei valori».
Il «clima di criminalizzazione delle imprese, come sottolineato più volte dal presidente di Confindustria, Boccia – è scritto nel testo – non è utile al contrasto all’evasione e rischia solo di avere effetti negativi sulle attività economiche e sul lavoro». Infatti, se si collega il decreto fiscale con le nuove norme sulla prescrizione, che entreranno in vigore dal primo gennaio del 2020, c’è il rischio che «le attività produttive restino sospese per tempi lunghissimi, a causa dei ben noti tempi della giustizia, con danni irreparabili anche nei casi in cui venga accertata la non colpevolezza». È un «approccio anti impresa» quello che emerge secondo Bonometti, Carraro, Ferrari e Ravanelli, «fondato sulla presunzione di colpevolezza e con un anticipo delle misure sanzionatorie che appaiono in evidente contrasto con la presunzione di innocenza, con i tempi ragionevoli del processo e con la libertà di impresa».
La convinzione dei presidenti è che la crescita economica, la piena occupazione, il benessere delle persone e il sistema di welfare siano «valori comuni e centrali per una società moderna di un paese industriale fondatore dell’Unione europea. E concludono con un appello: «abbiamo bisogno di una vera unità di intenti tra il mondo dell’impresa, mondo del lavoro e istituzioni per perseguire insieme l’idea di un paese migliore, sostenibile e più giusto».