A Sandrigo, città nel cuore di uno dei poli tecnologici e produttivi più dinamici del Nord Est, sorge Omis. La sua storia inizia nel 1967, quando Franco Bellotto e Ugo De Toni sviluppano l’idea di una nuova impresa di impianti da sollevamento, spinti anche dal forte sviluppo dell’industria meccanica e siderurgica nel territorio vicentino. Fin dall’inizio, la costante ricerca di nuovi metodi di produzione e gli investimenti massicci in macchinari sempre più avanzati hanno contribuito a farla emergere nel mercato interno, portandola già nel 1977 a tagliare il traguardo delle 1000 gru prodotte.
Negli anni successivi, Omis riuscirà non solo a diventare leader in Italia, ma ad affermarsi come uno dei più grandi produttori di carroponti in Europa. Passato il testimone alla seconda generazione nel 2012, il gruppo ad oggi ha raggiunto dimensioni notevoli: 8 aziende, 5 linee di produzione altamente tecnologiche, uno stabilimento ad Aprilia e un impianto in Brasile, per oltre 50.000 mq2 di area coperta e più di 200 dipendenti diretti. Nel 2019, il giro d’affari del gruppo ha toccato quota 58,8 milioni di euro, con una crescita annua media (CAGR) nel periodo 2013-2019 del 15,62%.
Nel 2020, tuttavia, il forte calo degli investimenti causato dall’incertezza legata ai risvolti e all’evoluzione della crisi pandemica ha determinato una forte riduzione della domanda di macchinari industriali – settore, questo, con cali dei ricavi stimati tra il 17% e il 23%. In quest’ottica, non dovrebbero sorprendere i risultati di Omis, che chiude il 2020 con un fatturato stimato in flessione del 16% a 49,2 milioni di euro.
Nonostante questo, il gruppo continua a mantenere livelli di marginalità e solidità finanziaria tali da qualificarla nuovamente come una delle aziende Champions individuate da Italypost e L’Economia del Corriere. Nello specifico, nonostante l’incidenza sui ricavi del margine operativo lordo sia diminuita rispetto al 2019, passando dal 16,37% al 12,56%, questa rimane ampiamente superiore alla media di settore. La posizione finanziaria, invece, si porta ad un netto di 10,9 milioni di euro, indice di buona solvibilità.