Il presidente cinese Xi Jinping ha offerto ieri sera a Giuseppe Conte la cena conclusiva del secondo Forum della Belt and Road Initative, la nuova Via della Seta. È un segno di attenzione particolare a quel Paese che, unico tra i membri del G7, ha firmato un memorandum di intesa con la Cina e si è posto come interlocutore privilegiato di Pechino in Occidente e avamposto nella stessa Unione europea molto prudente nei confronti delle ambizioni “predatorie” delle aziende cinesi. Nel suo intervento conclusivo, il presidente cinese ha parlato di accordi di cooperazione per 64 miliardi di dollari firmati in occasione del secondo Forum.
Tra i risultati “pratici” raggiunti grazie al Forum Xi Jinping ne ha elencati 283. Tra questi, due riguardano l’Italia: uno è l’accordo per la gestione dei Porti di Genova e Trieste («Maritime Silk road port cooperation mechanism»), l’altro è un’intesa tra la nostra Cassa depositi e prestiti e l’omologo istituto cinese per la creazione di un fondo di cooperazione industriale destinato a finanziare i progetti della Bri. Il premier Conte ha spiegato che si tratta di un percorso avviato: «Alcuni contratti sono stati conclusi, altri solo prefigurati e altri ancora verranno». Nessun problema invece vede Conte per la visita di ieri dell’ambasciatore americano al porto di Genova (gli Usa erano molto preoccupati dall’accordo cinese) perché «con Trump ci sentiamo spesso e ci scriviamo e tra di noi c’è un rapporto di reciproca stima e amicizia».
Oggi a Pechino, dopo avere incontrato il primo ministro cinese, Conte presenzierà alla firma di alcuni memorandum che riguardano l’Italia: uno è dell’Italgas che gestirà parte della rete del gas locale, un altro semplifica le norme fitosanitarie per le esportazioni dall’Italia di alcuni prodotti agroalimentari. In un museo verrà poi firmato l’accordo per la restituzione alla Cina di circa 700 reperti archeologici e di antiquariato cinesi trafugati dalla Cina e sequestrati dalle forze di polizia italiane nel corso di numerose operazioni in Italia . «Abbiamo aperto una via – mette in chiaro Conte – partecipiamo alla Via della Seta in questa prospettiva, confidando in grandi opportunità economiche». I settori nei quali si stanno aprendo maggiori prospettive sono l’energia, le turbine e l’agroalimentare, ma al secondo Forum l’Italia è arrivata a mani vuote anche perché durante la missione in Italia di marzo del presidente cinese erano già stati siglati accordi anche ingenti mentre il Forum era un «passaggio politico».
Non è facile dire cosa porterà a casa da Pechino il presidente Conte. Sicuramente un grande apprezzamento per il suo ruolo di apripista in Europa. Ma il difficile comincia ora, perché si tratterà di sviluppare il progetto Bri nell’interesse delle imprese italiane che si spera avranno un posto in prima fila nel mercato cinese, tenendo insieme le compatibilità e la solidarietà di membro dell’Unione europea e l’ancoraggio forte agli Stati Uniti. «La Via della Seta – scrive su Istagram Conte – è un’opportunità storica per aprire nuovi mercati a favore delle nostre imprese, tessendo profonde relazioni commerciali che potranno produrre importanti opportunità di investimento. Su questa Via non passeranno solo beni e servizi: sarà infatti una “Via della Seta della Conoscenza”, con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo e la prosperità per tutti i nostri popoli grazie alla connettività infrastrutturale, fisica e soprattutto umana». Non ci resta che sperarlo.