Siamo su una nave in tempesta, in cerca della rotta giusta per una terra ancora sconosciuta. Ma stiamo attraversando una crisi economica o una vera e propria rivoluzione? Per capirlo non serve paragonare la fase che stiamo vivendo con il crollo finanziario del 2008 o la Grande Depressione perché in quei casi si era inceppato il motore economico.
Oggi invece assistiamo all’aggravarsi di una mancata crescita, per ragioni sanitarie. E occorre chiedersi se sia davvero il caso di archiviare definitivamente la globalizzazione, come sostengono in molti, o piuttosto ricordare quali conquiste di ricchezza e libertà ha portato in tutto il mondo. La verità è che l’emergenza del Coronavirus ha accentuato in modo drammatico le caratteristiche di un processo già in atto. E che sarebbe ora di iniziare a modificare i maggiori fattori nocivi di quel modello cogliendo gli aspetti migliori della rivoluzione digitale, a partire dalla continua ricerca del valore aggiunto che guida le nostre scelte economiche e che pone il consumatore in una posizione di forza mai vista prima.
Ma per non subire passivamene una rivoluzione dettata dal web occorre anche riconoscere che ci sono aspetti di umanità e di empatia che l’intelligenza artificiale e gli algoritmi non sono in grado di raggiungere e su cui le imprese dovrebbero puntare forze e strategie.