Il Sole 24 Ore pubblica oggi un commento tanto crudo quanto realistico a firma di Alberto Forchielli e Fabio Scacciavillani. L’esordio dell’articolo già fa intuire molto: “Le bancarotte degli Imperi e degli stati sovrani sin dall’epoca romana, passando per la corte di Versailles, l’Impero Ottomano fino all’Argentina del 2020, presentano una caratteristica comune: «la Sindrome dell’Andrà-Tutto-Bene». In sostanza, fino a quando non si verifica l’irreparabile collisione con l’iceberg della realtà, le élite politiche alimentano al loro interno e nell’opinione pubblica un circolo vizioso di abbagli sempre più allucinati, tra la costernazione degli osservatori esterni, lo sconforto dei pochi rimasti lucidi e gli applausi scroscianti dei sicofanti.”
Esempi di questa pratica psicologica in uso vengono citati dagli autori i casi di Libano, del Messico nel 1994, della Corea nel 1997 e persino di Portogallo e Grecia nel 2011.
“Analogamente, scrivono gli autori, l’Italia del 2020 manifesta quasi tutti i sintomi dello stato prefallimentare. L’epidemia – affrontata con atavica impreparazione – ha inferto un’accelerazione (tipo salto nell’iperspazio) al disfacimento. Il governo ha imposto il lockdown più severo e lungo, ciononostante la conta dei morti e degli infetti ci situa tra i vertici mondiali. Dopo quasi quattro mesi di emergenza ancora scarseggiano i tamponi persino per i medici. Il tonfo del Pil sarà abbondantemente a doppia cifra con interi settori (dal turismo al piccolo commercio) annichiliti e disoccupazione di massa. Le imprese che riaprono non hanno idea del fatturato che porteranno a casa quest’anno. Le entrate fiscali per il 2020 saranno un miraggio, a meno che non venga introdotta una patrimoniale che equivarrebbe alla mazzata finale. Un rapporto debito/Pil a fine 2021 intorno solo al 160% sarebbe un vero miracolo.”
Finora l’Italia ha evitato la bancarotta grazie al sostegno della Banca centrale europea sottolineano gli autori, dubitando tuttavia che questo tipo di approccio possa proseguire all’infinito. “L’unica via d’uscita per l’Italia – scrivono gli autori – sarebbe una terapia d’urto: in primis rimuovere urgentemente 50 anni di leggi e regolamenti deliranti volti a impedire l’attività d’impresa senza il permesso di una burocrazia quasi sempre inetta e demenziale, non di rado corrotta. Il sistema bancario va messo in grado di concedere prestiti senza vincoli assurdi, i crediti della Pa e crediti Iva vanno liquidati in pochi giorni, l’Irap va completamente eliminata, le garanzie bancarie vanno concesse senza istruttorie insensate, il Mes va attivato in pochi giorni.”
“Non sorprende quindi che l’Italia sia in preda alla Sindrome dell’Andrà-Tutto-Bene, concludono amaramente i due autori. Persino il Commissario Gentiloni giura sulla sostenibilità del debito italiano: assicura che i soldi (degli altri) sono infiniti e copriranno agevolmente le voragini nei conti pubblici. Prima del default siffatti proclami in Libano venivano trasmessi a reti unificate. In Italia Gentiloni si è pudicamente e prudentemente limitato al Tg2.”