A partire dagli anni novanta, complice la diffusione di Internet e l’avvento di smartphone e social network, la nostra società ha subito trasformazioni radicali.
Ma per comprendere il ruolo che i media hanno nel presente, e come gestire le sfide che ci pongono, dobbiamo distinguere cosa sia realmente inedito e cosa, invece, non somigli più a un ricorso storico, ma soprattutto osservare ciò che abbiamo ereditato dal secolo dei media, il Novecento.
Peppino Ortoleva ricostruisce la storia dei media dal secolo scorso a oggi e analizza i cambiamenti che questi hanno portato nel modo in cui comunichiamo.
Muovendosi tra storiografia e antropologia, si sofferma tanto sulle scelte politiche implicite nel progresso tecnologico quanto sulle loro ripercussioni in campi non totalmente connessi con il mondo della comunicazione, come la caduta di tabù che sembravano incrollabili, il diffondersi della pornografia e il ruolo delle abitudini d’acquisto nella costruzione di una comunità.
Ogni nostro atto è comunicazione, perfino subire il continuo flusso di messaggi cui siamo sottoposti; se non ne comprendiamo le implicazioni, il rischio è di esserne agiti inconsapevolmente.
Il secolo dei media, nel solco della tradizione di maestri quali Marshall McLuhan e Umberto Eco, Roland Barthes e Susan Sontag, ci guida attraverso il paradosso della comunicazione umana: essa si fonda sulla possibilità di entrare in contatto con l’altro in virtù delle somiglianze che intercorrono con lui, e al contempo è resa necessaria dall’irriducibile diversità tra individui.
E se la comunicazione è a livello di massa, i paradossi diventano un mare. Un mare in moto perpetuo, da affrontare con gli strumenti adeguati.
Osservare le attuali forme di comunicazione di massa e riflettere sulle implicazioni socioculturali, non farsi disorientare dalle novità e distinguere i cambiamenti reali dalle mode passeggere: Il secolo dei media attraversa tutti i paradossi e le dinamiche dei mass media dal Novecento a oggi.
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