“Sinistra e popolo” del 2017 aveva fatto capire perché i Cinquestelle e la Lega avrebbero vinto le elezioni politiche del 2018 (avevo cercato di suggerire il titolo ad alcuni conoscenti che bazzicano la politica, ma evidentemente leggere i libri non serve e comunque quelli che conosco io contavano il due di picche). Luca Ricolfi, purtroppo ben poco ascoltato (Il Sole 24 lo ha cancellato due anni fa come editorialista, adesso ogni tanto scrive su La Stampa), è uno dei principali osservatori del nostro Paese. Nel suo penultimo libro, “La società signorile di massa”, numeri alla mano, ci spiega perché l’Italia è l’unico paese al mondo – ebbene sì, al mondo! – che rispetta tutte e tre queste condizioni: 1) i cittadini che non lavorano sono più numerosi di quelli che lavorano (e perché quelli che non lavorano dovrebbero lavorare?); 2) siamo un Paese opulento; 3) siamo in stagnazione e la produttività non cresce da più di 20 anni. Questa Italia-Signora poggia su tre pilastri: a) gode di una enorme ricchezza, tutta frutto del passato; b) una sistematica distruzione del sistema scolastico; c) un’infrastruttura paraschiavistica dove a lavoratori che guadagnano troppo, per quello che producono, si abbina una minoranza, che guadagna troppo poco. Ricolfi, da buon sociologo, si muove non solo nell’analisi dei dati ma anche nel fornire interpretazioni e suggestioni (azzeccatissima quella del bufago e il suo ippopotamo) che leggono il lessico comune. Una società che consuma molto più di quello che produce (viaggi e cibo in primis) ed è intimamente individualista (dove il volontariato è una faccia del problema. Gregory Bateson docet con la sua teoria del doppio legame). Quindi, Signori per sempre? Quanto continuerà l’albero della cuccagna? Belle domande. Ai lettori la risposta (dentro, per chi lo vorrà, troverà una sorprendente coincidenza, probabilmente, una delle principali ragioni che ci hanno portato qui negli ultimi vent’anni).