Un tema che si è imposto in questi ultimi mesi, dopo che la pandemia ci ha fatto uscire a forza dalla fase di quello che viene chiamato l’overtourism, è la valorizzazione di realtà definite un tempo marginali per il settore turistico. Aprire le Fabbriche del Gusto, come noi le chiamiamo, collocate in paesaggi splendidi del nostro Paese, è dunque una operazione che non solo punta alla valorizzazione di prodotti enogastronomici di eccellenza, ma soprattutto a favorire nuove forme di turismo, attento al territorio, alla sua cultura, alle sue produzioni enogastronomiche. Una formula che si è rivelata vincente negli scorsi anni per we food e che, tanto più, lo è per questo difficile presente e lo sarà per i prossimi anni.
In un Paese ricco di bellezze culturali racchiuse soprattutto nelle città d’arte, quale motivo potrebbe avere un turista per spingersi fino alla Valle del Natisone, nella Valpolicella piuttosto che a San Daniele del Friuli, nei colli berici o euganei? Quale potrebbe essere la ragione per spingersi sul Carso triestino, sulle colline piacentine, parmensi o di Breganze? Fino ad ora nessuna, se non per quei turisti di prossimità che avevano avuto modo di apprezzare quei luoghi. Con We Food proveremo dunque a fornire qualche motivo in più per far scoprire quelli ed altri luoghi fantstici.
E’ chiaro infatti che l’andare a visitare aziende di enogastronomia di eccellenza, diventa l’occasione per scoprire realtà prima nascoste. E, in epoca di flessione dei flussi turistici, alimentare le economie locali anche attraverso questo tipo di esperienze, può diventare anche una chiave di ripresa.