La campagna per le elezioni europee è oramai entrata nel vivo, con una caratterizzazione evidente: lo scontro è tra i due partner di governo. Uno, la Lega, combatte per avverare le profezie dei sondaggi, classificarsi al primo posto e rinsaldare la propria egemonia sia nel governo che nel Paese. La vittoria della Lega, nelle dimensioni previste, definirebbe anche un perimetro di centrodestra completamente cambiato, a meno di una affermazione di Forza Italia, che lotta per non scendere al di sotto del 10%. L’altro, il M5S, è teso a recuperare il consenso perduto, prodotto della prevalenza di Salvini che ha fatto ombra all’alleato. I risultati negativi della serie di elezioni regionali hanno esplicitato queste difficoltà. Proprio per questo nelle ultime settimane, Di Maio ha ripreso la scena, evidenziando un protagonismo accentuato che sembra, come vedremo, dare frutti apprezzabili.
Le altre forze vedono il tentativo del Pd di riprendersi almeno in parte dalle profonde difficoltà dell’ultimo anno, contando sulla spinta del nuovo segretario, e di FI, con la ricandidatura di Berlusconi, di mantenere un consenso tale da non renderla del tutto marginale nel centrodestra.
L’analisi dei consensi potenziali per le Europee ci aiuta quindi a capire l’efficacia delle singole strategie e la capacità di costruzione del consenso dei diversi leader.
Oggi si conferma la netta prevalenza della Lega, stabilizzatasi nell’ultimo mese intorno al 36%. La partecipazione al Congresso delle famiglie, contestato da più parti e in particolare dall’alleato di governo, non sembra aver lasciato strascichi. La Lega si conferma partito trasversale, fortemente insediato tra i ceti popolari (tra gli operai ottiene il massimo dei consensi) e produttivi (al secondo posto nella graduatoria del voto leghista lavoratori autonomi e piccoli imprenditori), capace di mantenere consensi elevati anche al Sud. Al secondo posto, il Movimento 5 Stelle sembra beneficiare del protagonismo prima accennato: rispetto ai dati di un mese fa infatti cresce di circa due punti. Nell’ultimo mese la comunicazione M5S si è caratterizzata per una forte differenziazione rispetto alla Lega e per aver affrontato in maniera più evidente, con il decreto sbloccacantieri, il tema della crescita che nei mesi precedenti sembrava sostanzialmente consegnato nelle mani dell’alleato leghista. Infine, probabilmente hanno giovato anche le posizioni nette sul risarcimento ai risparmiatori truffati. Si arresta quindi per la prima volta il calo che si registrava da tempo. È un dato da confermare, naturalmente, con i prossimi sondaggi, ma sembra premiare la strategia del vicepremier. Il voto pentastellato mantiene ampie caratteristiche di trasversalità, anch’esso molto popolare, ma con le punte più elevate di consenso nel Sud del Paese.
Al terzo posto, il Pd segnala una piccola crescita, attestandosi al 19%. L’effetto delle primarie si mantiene, ma non produce un’espansione rilevante. D’altronde l’obiettivo sembra essere quello di non scendere, alle prossime Europee, al di sotto del 20%. Si tratta sostanzialmente di consolidare il campo di riferimento. Tuttavia questa operazione sembra mostrare già qualche difficoltà: da un lato l’apertura verso le forze europeiste non ha portato ad una lista unica. +Europa si presenterà autonomamente insieme a Italia in Comune di Pizzarotti. Questo limita le possibilità espansive. Dall’altro lato l’apertura agli «scissionisti» (Speranza, Bersani, ecc.) potrebbe far correre qualche rischio, se non gestita in maniera trasparente e senza nostalgie per la «Ditta», provocando perplessità quando non allontanamenti dell’elettorato moderato. Il profilo degli elettori del Pd continua ad evidenziare una presenza importante di ceti elevati e con alto titolo di studio, accanto ai pensionati, e una netta difficoltà nel Sud. Riprendere la connessione con il popolo sembra essere un obiettivo ancora lontano.
Di Forza Italia abbiamo detto, si attende di capire la capacità attrattiva della ricandidatura di Berlusconi, anche se i segnali per ora non sono particolarmente incoraggianti. Da ultimo Fratelli d’Italia, mantiene un risultato in linea con la soglia di sbarramento. Si tratta di un livello di consenso che per consolidarsi, evitando la trappola del «voto utile» che solitamente si manifesta nelle ultime settimane di campagna elettorale, può contare sull’elevato consenso di Giorgia Meloni e sul radicamento territoriale.
Lo scenario sembra quindi delinearsi con più precisione. Ora si tratta di capire se, prima delle Europee, si avranno o meno le prime applicazioni dei due principali provvedimenti del governo, quota 100 e reddito di cittadinanza, che potrebbero avere effetti nei consensi di Lega e M5S.