Sindacati e imprese, banche e cooperative si alleano come poche volte nella storia italiana. Obiettivo comune è svincolarsi dalla paura del coronavirus e rimettere in moto il Paese. E mentre i governatori del Nord si associano alla mobilitazione, il governo fronteggia un nuovo problema e molto grande. Alitalia dà ulteriori segni di cedimento.
Ora che migliaia di turisti e manager rinunciano a raggiungere la Penisola a causa del coronavirus, la ex compagnia di bandiera chiede la cassa integrazione straordinaria per una quantità sconfinata di dipendenti. Nelle ultime settimane, le voci ipotizzavano la cassa integrazione per 1.175 persone (70 comandanti, 95 piloti, 340 assistenti di volo, 670 addetti del personale di terra). Si sarebbe trattato del rinnovo della cassa che era iniziata a dicembre 2019 per un migliaio di teste. Ma ieri Alitalia ha chiamato dentro altri 2.785 lavoratori (143 comandanti, 182 piloti, 780 assistenti di volo, 1.680 personale di terra). La richiesta della compagnia è di sette mesi di cassa, dal 24 marzo al 31 ottobre, per un totale di 3.960 dipendenti (tra vecchi e nuovi). La richiesta di Alitalia fa arrabbiare il segretario della Filt Cgil, Fabrizio Cuscito, che si rivolge al governo: «Se ai numeri Alitalia, immotivati nonostante il coronavirus, si aggiungono i 1.500 dipendenti di Air Italy in liquidazione, sono 5.500 i lavoratori che rischiano il posto di lavoro nel trasporto aereo italiano».
In questo clima, i rappresentanti dell’Italia che lavora e produce si mobilitano. L’appello al premier Conte mette insieme le banche dell’Abi, Coldiretti e Confagricoltura, Confapi e Confindustria. Ci sono anche Alleanza Cooperative, Rete Imprese Italia, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti. Firmano infine Cgil, Cisl, Uil. «Dopo i primi giorni di emergenza, è ora importante valutare con equilibrio la situazione per riavviare tutte le attività bloccate ». Intanto la Cassa Depositi e Prestiti stanzia un miliardo che finanzierà le imprese (soprattutto piccole e medie) con prestiti a tassi calmierati.
Voglia di tornare alla normalità infine tra i governatori. Alberto Cirio (Piemonte) immagina due tappe. Lunedì, le scuole potrebbero riaprire per una disinfestazione straordinaria; mentre gli alunni farebbero lezione da metà settimana. Luca Zaia, a capo del Veneto, vuole insegnanti e alunni in aula già lunedì «a meno che – spiega – la comunità scientifica non ci fermi ». Nel fine settimana, possono decidere la riapertura Lombardia e Friuli. E lunedì, infine, portone aperto al Duomo di Milano, sia pure con ingressi scaglionati.