«È stato un anno a mezzo di confronto serrato, che è servito non solo ad entrare nel merito, ma anche a conoscersi, apprezzarsi anche nei momenti difficili, con lealtà e fiducia. Senza fiducia non saremmo arrivati a questo documento». Vincenzo Boccia sintetizza il percorso che ieri ha portato alla firma dell’accordo sulla contrattazione e sulle relazioni industriali, dalla rappresentanza, al welfare, alla sicurezza, unitariamente, con le tre confederazioni, Cgil, Cisl e Uil, dopo anni di tentativi non andati in porto e l’intesa separata del 2009.
Un passaggio di grande rilevanza nei rapporti tra le parti sociali, come hanno sottolineato tutti i protagonisti. Ma anche verso l’esterno: «In un momento così delicato della vita del paese le parti sociali si compattano e non si dividono, con senso di responsabilità, mettendo al centro il lavoro» ha detto il presidente di Confindustria, nella conferenza stampa che ha tenuto ieri insieme al vice presidente di Confindustria per le Relazioni industriali, Maurizio Stirpe, al direttore generale, Marcella Panucci, ai numeri uno di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo.
L’intesa è un esempio «di come si possa passare dalla stagione del conflitto a quella del confronto, nell’interesse di tutti, consapevoli delle sfide da affrontare. Un messaggio al paese e al mondo esterno a fare le cose con responsabilità», ha aggiunto ancora Boccia. Il riferimento è alla politica, in questa fase dopo il voto, in cui si lavora alla ricerca di una maggioranza per formare il governo. «Non entriamo nel merito degli auspici e delle tattiche tra i partiti, non tifiamo per nessuno: facciamo un appello al senso di responsabilità e nell’interesse del paese che ci possa essere un governo in tempi brevi». Il futuro esecutivo «sarà valutato sulla base dei provvedimenti e non del colore politico. Non siamo saliti sul carro di nessuno, abbiamo detto che non abbiamo paura di alcun partito», ha detto Boccia, intervistato in serata dal Tg1. «È la linea storica di Confindustria, presente e futura. La nostra posizione è chiara, con il documento di proposte delle Assise di Verona e il Patto per la fabbrica siglato ora con i sindacati», ha spiegato Boccia, rispondendo ad una domanda sulle recenti dichiarazioni dell’ex presidente di Confindustria, Luca di Montezemolo, aggiungendo «evitiamo polemiche inutili».
La preoccupazione non riguarda solo l’economia del paese, ma anche il ruolo dell’Italia nell’Europa, in una fase in cui, con i dazi Usa, si rischia una guerra commerciale. «Ci sono momenti importanti da affrontare in sede europea, come il bilancio. Ai dazi Usa la risposta è più Europa: se pensiamo come singoli paesi la partita è già persa. La situazione ci obbliga ad una maggiore integrazione Ue, non possiamo lasciare l’impegno solo a Francia e Germania. L’Europa è il mercato più ricco del mondo, deve reagire e non solo subire shock da altri». Per la nostra industria «ci potrebbero essere danni, come la Germania esporta molto, quindi può avere rallentamenti dai dazi degli altri».
La questione industriale è centrale, in Europa e in Italia. Il documento firmato, che era stato condiviso la notte del 28 febbraio (la firma è avvenuta dopo il via libera degli organismi sindacali), «rimette la questione industriale al centro, tra gli attori della fabbrica, in una comunità che si chiama impresa, riaffermando il ruolo delle parti sociali». I due pilastri sono l’impresa al centro dell’economia, ha spiegato Boccia, la persona al centro della società. «L’accordo con i temi che affronta, dalla contrattazione, al welfare, alla sicurezza, al cuneo fiscale, al Mezzogiorno, è una piattaforma di politica economica, per una crescita sostenibile e inclusiva». Crescita e competitività, ha aggiunto ancora il presidente di Confindustria, «sono mezzi per realizzare la mission del lavoro». Dopo la firma il confronto sui capitoli del documento: «È un percorso da costruire –ha concluso Boccia – il lavoro viene adesso».