Si è esaurita la spinta propulsiva della politica industriale per il 4.0. L’indice Ucimu riferito al secondo trimestre ‘19 reso noto ieri certifica, infatti, che siamo tornati ai livelli del 2014. A prima, dunque, che partisse il ciclo virtuoso degli investimenti favorito da Industria 4.0 e che ha avuto il grande merito di rinnovare ampiamente il parco macchine dell’industria italiana sia dal punto di vista della pura sostituzione sia dell’ingresso di tecnologie di connessione. Complessivamente nei mesi che sono andati da aprile a giugno dell’anno in corso gli ordini dei costruttori di macchine utensili sono scesi del 31,4% ma la frenata è stata particolarmente secca sul mercato interno (-43%). «Il calo degli ordini interni — ha commentato Massimo Carboniero, presidente di Ucimu — dimostra che il mercato domestico sta tornando alle sue dimensioni pre-provvedimenti 4.0 e l’inversione ci preoccupa perché è stata particolarmente repentina». I motivi possono essere sicuramente ricercati nelle amnesie del governo attuale che ha pasticciato con gli incentivi prima decurtandoli e poi reinserendoli, dando così dimostrazione di scarsa competenza e di «indecisionismo». Carboniero spera che nei prossimi mesi gli ordinativi riprendano ma non è scontato. Gli investimenti a singhiozzo rischiano di diventare uno dei leit-motiv di questo 2019 manifatturiero. Aggiungiamo che anche i dati di export non autorizzano sorrisi: la contrazione è stata del 28,5% e riflette in primo luogo le difficoltà che provengono dal mercato tedesco che assorbe i nostri macchinari in maniera assai ridotta rispetto al passato.
Se uscendo dallo stretto ambito dei costruttori passassimo ad analizzare l’andamento del 4.0 più in generale nel corpo della manifattura italiana avremmo bisogno di un altro dato oltre a quelli made in Ucimu: come e quanto le imprese utilizzatrici stanno usufruendo del credito d’imposta sulla formazione. Un dato che ci consentirebbe di capire come sta procedendo la trasformazione digitale dal versante delle competenze e delle risorse umane. Fattori decisivi di successo o, al contrario, di insuccesso.