L’elezione dei Presidenti delle Camere del Parlamento ha tracciato il profilo di un sistema politico ispirato dalla reciproca sfiducia. Fra partiti, leader e schieramenti. Certo, il patto stabilito fra parti e partiti “vincenti” è stato rispettato. Ma con alcune significative variazioni. Alla Camera, è stato eletto un esponente del M5s, Roberto Fico. Ma non il candidato proposto da Luigi Di Maio, Riccardo Fraccaro. Mentre al Senato è stata eletta Elisabetta Alberti Casellati, senatrice di Forza Italia della prima ora. Al posto di Paolo Romani, indicato direttamente da Silvio Berlusconi. Regista e attore protagonista di questa rappresentazione: Matteo Salvini. Segretario federale della Lega. Esclusa dalle nomine, per scelta consapevole del leader. Che in questo modo ha rafforzato la propria posizione politica. Nel Centro-destra. E, soprattutto, nel nuovo sistema partitico.
Naturalmente, il bello (…) deve ancora venire. Perché il gioco è appena iniziato. Con giocatori e formazioni largamente inedite, rispetto al passato. Anche se alcuni segni di continuità si possono riconoscere. Attraverso le “ fratture” e i “ muri” che attraversano il nostro sistema. Da sempre. La prima Repubblica, infatti, è stata unita e divisa dal “ muro di Berlino”. Una frattura che ha condizionato il ruolo del Partito Comunista. Secondo partito, dopo la Democrazia Cristiana. E primo, alle elezioni europee del 1984. Eppure, im- proponibile, al governo. A causa del suo vizio d’origine. Il legame originario con l’Urss. Per questa ragione Giorgio Galli coniò la formula del «bipartitismo imperfetto», tra due forze politiche pre- destinate a occupare, comunque, lo stesso ruolo, nel sistema politico. La Dc: al governo. Il Pci: all’opposizione. Giovanni Sartori (di cui ricorre, la settimana prossima, il primo anniversario della morte) parlò, al proposito, di «pluralismo polarizzato». Per raffigurare un sistema “ pluralizzato”, ma al tempo stesso segnato dalla presenza di partiti “ anti- sistema”. Due, in particolare. A destra: i post-fascisti del Msi. A sinistra, i “comunisti” del Pci. Inevitabile, per questo, la centralità della Dc. Che ha potuto governare, senza alternative e senza alternanza, scegliendosi gli alleati. Fino al crollo del Muro di Berlino. E dell’Impero Sovietico. Che, nei primi anni Novanta, ha travolto i partiti della “ cosiddetta” Prima Repubblica. Ma, soprattutto, quelli che avevano governato. Democristiani, socialisti per primi.
Sulle macerie del muro di Berlino, Silvio Berlusconi ha eretto il “muro di Arcore”. Che ha nuovamente “diviso” e strutturato il sistema partitico italiano. Intorno a sé. E al suo partito personale, Forza Italia. Da un lato i suoi “amici”. Dall’altro i “nemici”. Sempre loro: i comunisti. Non solo il PdS-Ds. Anche i Popolari di Prodi. Nel lessico berlusconiano, tutti coloro che stavano “al di là del suo muro”.
Il muro di Arcore si è, a sua volta, sgretolato nel 2011, sotto i colpi della crisi economica. E della “sfiducia” europea. Da allora, il sistema politico italiano ha perduto riferimenti. Come dimostrano gli ultimi 5 anni, seguiti alle elezioni del 2013. Da allora abbiamo assistito ad alleanze trasversali. E intermittenti. Fino alle recenti elezioni, che hanno delineato un “ tripolarismo bipolarizzato”, a giudicare dalle intese che hanno ispirato le nomine di Camera e Senato. Vista l’intesa fra Centro- destra e M5s, ispirata da convergenza di interessi e dal comune avversario. Il PdR. Il Pd di Renzi. “ Polo escluso” ( per evocare la formula coniata da Piero Ignazi per il Msi) nella scelta dei Presidenti. È, dunque, possibile che un percorso analogo si riproponga, in vista della formazione del governo. Ma non senza difficoltà. Perché l’asse fra Lega, Forza Italia e M5s non “ confida” nella fiducia reciproca. Semmai, nella “ diffidenza”. Inoltre, non si può “appoggiare” sul muro e sul “nemico”.
Perché, sul piano dei consensi e dell’identità, il muro anti-renziano appare, piuttosto, un “muretto”.
Il nuovo sistema politico italiano appare, dunque, “legato da legami” dettati dagli interessi assai più che da passioni e identità. Tuttavia, in assenza di nemici e di muri, gli interessi tendono a dividere. E a rendere provvisorie alleanze e coalizioni.