Incrocia i polsi e li solleva in alto, come se fosse davvero prossimo alla galera. Poi monta su un sorriso beffardo dei suoi, a beneficio degli astanti che ridono e gridano “noooo”. È lo show pre-elettorale nel quale Matteo Salvini ha già trascinato la sua vicenda processuale, ancor prima che il processo sul caso Gregoretti ci sia per davvero.
Fiera del gelato e della pasticceria di Rimini, domenica mattina, il segretario della Lega in maglioncino azzurro si ferma al bancone di un bar per uno dei cento caffé che gli offrono. Resterà tre ore a stringere mani e scattare selfie, perfino col cappello da chef in testa. In quegli stessi minuti, con un’intervista pubblicata online dal giornale israeliano Hayom, scatena la protesta e lo «sconcerto» delle comunità islamiche (Ucoi) per aver sostenuto che l’antisemitismo «dipende anche dalla presenza massiccia di migranti musulmani» e promettendo che da premier riconoscerebbe Gerusalemme capitale di Israele.
Quando si ferma tra gli stand dolciari e si fa serio, Salvini torna a quel che gli interessa davvero in vista delle elezioni di domenica in Emilia Romagna e in Calabria. E racconta di aver «rinunciato di fatto all’immunità». Non è esattamente così, ma è la lettura che vuole far passare dell’ordine impartito a sorpresa ai suoi cinque senatori in vista del voto di oggi in giunta. «Ho chiesto ai nostri di votare per mandarmi a processo, basta con questa pantomima». È un crescendo in vista del voto della giunta di stasera, già al primo appuntamento a Cattolica aveva attaccato a testa bassa la magistratura: «Se il giudice vuole fare il ministro molli la toga e vada a farlo, altrimenti non rompa le scatole a chi lavora. Sono stufo: e processo, processo, processo. Ma andate, cari giudici di sinistra, a beccare spacciatori e delinquenti e non rompete le scatole alla gente che lavora». Per rincarare al tramonto dal comizio di Cervia: «Andrò al processo a testa alta e voglio guardare in faccia quel giudice che mi dirà che sono un criminale».
Il rinvio a giudizio non è ancora deciso ma la strategia difensiva è stata già messa a punto. L’intenzione, come ha spiegato in una pausa tra le tappe, è quella di «trascinare al processo Conte e Di Maio» e lì far emergere il loro «coinvolgimento» nella vicenda Gregoretti. Alcune «prove documentali » sarebbero contenute nelle 15 pagine della relazione con cui il presidente della giunta Maurizio Gasparri chiede di respingere la richiesta di processo. Ma altre, a sentire lo stato maggiore leghista, saranno fornite proprio in giudizio. «E quando Conte verrà chiamato a testimoniare – racconta Giancarlo Giorgetti intervistato a “In Mezz’ora” su Raitre – dirà che quando si è verificato il fermo della nave non vedeva i tg, non leggeva i giornali, non sapeva che faceva il suo ministro. Ma da lui ci aspettiamo di tutto».
C’è soprattutto il premier nel mirino della Lega. Lo è anche quando viene chiesto al segretario leghista delle Sardine nel giorno del loro trionfo di popolo: «Non mi occupo del partito di Conte, anche se ho visto che vogliono cancellare i decreti sicurezza». Per paradosso, mentre loro gremiscono all’inverosimile piazza VIII Agosto a Bologna, Salvini sale sul palco dell’amata Cervia, nel Ravennate, casa del Papeete Beach che l’allora ministro con le gesta agostane in spiaggia e in consolle ha contribuito a mitizzare. Alcune centinaia in piazza Maffei, «convocati solo col passaparola e via Facebook», spiega il patron del Papeete, l’eurodeputato Massimo Casanova: «Qui vinciamo di sei punti e a luglio Matteo torna in spiaggia anche da premier». In effetti è la prima cosa che Salvini dice al microfono: «Me ne hanno dette di tutti i colori perché stavo qui in costume e bevevo mojito, noi ci rivediamo questa estate, torno a festeggiare con voi».