Il punto di partenza è geografico. Verona — in virtù della sua collocazione che la pone come crocevia tra l’Autobrennero e l’A4 che va fino a Trieste — è il più grande interporto d’Italia. Un centro logistico capace di raccogliere e smistare la merce che arriva (via nave) a porto Marghera e a Genova. Così la locale Confindustria ha partorito un hub per aiutare le aziende a digitalizzare completamente la catena distributiva. A migliorare il rapporto con i loro fornitori e i loro clienti e la gestione dei magazzini. Al momento le imprese coinvolte sono 28. Ma il modello s’inserisce nel programma Industria 4.0, il piano ideato dal ministro dello Sviluppo Carlo Calenda, e il nuovo hub ha la particolarità di essere aperto anche ad altre aziende su tutto il territorio nazionale.
Si pensi a come lavorare sui resi. Si pensi alla necessità di re-ingegnerizzare i prodotti per il loro successivo smaltimento. L’economia circolare, d’altronde, sta assumendo maggiore importanza incentivata dall’Unione Europea. Per rendere più efficienti la «logistica industriale» è necessario lavorare a monte. Dice Michele Bauli, presidente di Confindustria Verona e della fondazione Speed Hub, che il progetto «può contare anche sul supporto della fondazione Cariverona e su alcune territoriali di Confindustria sull’asse del Brennero». Soprattutto Mercitalia Logistics, la controllata di Ferrovie dello Stato del trasporto merci che ha appena lanciato una sua società logistica in Svizzera per trasportare su ferro la merce verso Germania, Olanda e Belgio, utilizzando i corridoi ferroviari del Gottardo e del Lotschberg.
Dall’altro lato della filiera dovrebbe porsi un centro di competenze sulla logistica, che coinvolga gli istituti tecnici superiori e soprattutto i politecnici di Milano e Torino.