L a legge di Bilancio 2020 ha rappresentato un vero e proprio battesimo del fuoco per il governo Conte II e l’iter parlamentare che volge al termine ha influenzato non poco le opinioni degli italiani. Dopo un iniziale elevato consenso per la manovra, abbiamo assistito a una contrapposizione all’interno della neonata maggioranza, e ciò si è tradotto in un calo di consenso per i provvedimenti nel loro complesso e per il governo.
L’attenuazione delle conflittualità delle ultime settimane ha determinato una ripresa di consenso per l’esecutivo o, meglio, la riduzione dei giudizi negativi, riportando le valutazioni all’incirca al livello di fine settembre. Infatti, oggi il 38% degli italiani esprime un giudizio positivo sul governo (+1% rispetto a fine novembre), mentre il 48% ne dà una valutazione negativa (in flessione di 4 punti); alla luce di questi cambiamenti l’indice di gradimento sale da 42 a 44.
Il premier risulta più apprezzato dell’esecutivo, ottenendo il 41% di giudizi positivi (contro il 46% di negativi) e facendo registrare lo stesso indice del mese scorso (47).
A distanza di tre settimane dalla precedente rilevazione, gli orientamenti di voto fanno segnare una discreta stabilità: la Lega si conferma in testa con il 31,5% (-0,4%), seguita dal Pd (18,2%) che riduce il vantaggio sul M5s (17,7%, in crescita di 1,1%). Al quarto posto FdI con il 10,3% precede Forza Italia (7,4%) e Italia viva che si consolida al 5,3%.
A distanza di oltre 6 mesi dalle elezioni europee, e dopo circa 4 mesi di vita del nuovo governo, è interessante analizzare i flussi di voto tra i vari partiti che rivelano la capacità di mantenere fedele il proprio elettorato e di attrarne di nuovo.
Rispetto al voto delle Europee la Lega è il partito che fa registrare il livello di fedeltà più elevato (82,7%), cedendo il 6,5% a FdI, ma ha fortemente ridotto la propria capacità di attrarre nuovi elettori, infatti l’84,5% dei votanti attuali è lo stesso delle Europee. In confronto alla Lega il Pd ha un tasso di fedeltà inferiore (60,5%), a causa soprattutto del flusso in uscita verso Italia viva (12%), ma una capacità di attrazione superiore, dato che circa il 30% di chi oggi voterebbe dem non lo aveva votato a maggio.
Il M5S, dopo il fortissimo calo registrato alle Europee, fa segnare una fedeltà elevata (73,9%), perdendo elettori soprattutto a vantaggio del centrodestra (circa il 10%), in particolare in direzione della Lega (5,5%) e di FdI (2,5%). Per converso ha attratto il 29% dell’elettorato attuale dall’astensione: si tratta di elettori presumibilmente delusi dalla precedente alleanza con la Lega che oggi ritornano.
Il partito di Giorgia Meloni cresce grazie a una buona fedeltà del proprio elettorato (70,7%), ma soprattutto grazie alla più elevata capacità di attrazione di nuovi elettori, basti pensare che il 20,4% dei votanti attuali provengono dalla Lega, il 6,2% da FI, il 2,5% dal M5s e il 24% dall’astensione.
Da ultimo Forza Italia, il cui elettorato delle Europee è fedele per il 70,6%, facendo registrare flussi in uscita verso FdI (7,8%) e Lega (5,8%), ma anche verso Italia viva (4,2%). Per contro il partito di Berlusconi fatica ad attrarre i nuovi, fatto salvo il ritorno di una parte di leghisti (il 6,2% dei voti per Forza Italia).
In sintesi, il centrodestra oggi si colloca di poco al di sotto del 50% delle intenzioni di voto, ma evidenzia una discreta concorrenza tra le tre forze che lo compongono. Il Pd, nonostante l’ingresso di nuovo elettorato, non riesce a compensare il calo derivante dall’uscita dei renziani e il M5S registra un ulteriore processo di ricambio del proprio elettorato che gli consente di mantenersi sui livelli delle elezioni europee.
Infine, anche questo mese il dato più significativo è costituto dalla crescita dell’area grigia rappresentata da astensionisti e indecisi, che raggiunge 42,3%. Guardare alle percentuali dei partiti trascurando questo aspetto produce un effetto ottico deformante, basti pensare che il 31,5% della Lega corrisponde a circa il 18% degli italiani, il 18,2% del Pd e il 17,7% del M5S a circa il 10%. Cionondimeno, molti pretendono di parlare «a nome degli italiani».