È oramai quasi pleonastico parlare di tensioni nella maggioranza. Gli scontri si susseguono da mesi senza tregua e in questi giorni si è sfiorata la crisi definitiva. È probabile però che tutto rientri, come già successo, e che si passi oltre la data odierna, considerata da molti l’ultimo giorno utile per aprire la crisi e votare a settembre. Come detto lo scontro tra i due partner è assurto negli ultimi giorni a un livello inusuale anche per una compagine abituata al conflitto. Le motivazioni sono sotto gli occhi di tutti, dall’Europa all’autonomia, dalla flat tax al caso russo, dalla riforma della giustizia ai migranti, per citare solo i temi principali. Sembrerebbe quindi uno scontro irrisolvibile. Ma le reazioni degli elettori paiono andare in diversa direzione: gli indici di gradimento, in forte calo tre settimane fa, sono ritornati ai livelli di inizio giugno.
Palazzo Chigi
Partiamo dal governo. L’esecutivo è tornato ad avere valutazioni positive di nuovo superiori alle negative. L’indice di apprezzamento (% voti positivi su chi ha espresso una valutazione) si attesta oggi al 54, 9 punti sopra i dati di fine giugno. È interessante sottolineare come la valutazione sia sostanzialmente condivisa dagli elettori delle due forze di governo: in maniera granitica dai pentastellati (indice 94), con minor entusiasmo ma comunque con ampia convinzione dai leghisti (indice 74).
Il premier migliora a sua volta le valutazioni (che, a differenza del governo, hanno sempre fatto registrare indici superiori al 50) e recupera sei punti nell’ultimo mese arrivando a quota 58. Anche in questo caso le opinioni degli elettori dei partiti di governo sono simili: indice elevatissimo (94) tra i pentastellati, esattamente come quello del governo, più contenuto ma solido tra i leghisti (77, di poco superiore a quello del governo). Solo tra gli elettori di centrosinistra prevalgono valutazioni negative.
I leader
Discorso diverso invece per i due vicepremier. Cominciamo da Di Maio, anch’egli in recupero. Il suo indice di gradimento si attesta oggi al 34, 9 punti più che a fine giugno. Le valutazioni sul vicepremier 5 Stelle vedono una netta divisione fra i due elettorati: presso i pentastellati infatti l’indice è di 87, di nuovo granitico, mentre tra i leghisti prevalgono le valutazioni negative, con l’indice si attesta a 37. Per Salvini il dato attuale di apprezzamento è di 54, in aumento di 5 punti: gode di un consenso plebiscitario tra i leghisti (97) e lusinghiero tra chi vota per le altre due forze del centrodestra (indice 82). Ma anche tra gli elettori pentastellati gode di un buon consenso: qui l’ apprezzamento è al 48.
I partiti
Infine le intenzioni di voto. La Lega rimane saldamente al primo posto, con una crescita di quasi tre punti nelle ultime settimane, e si attesta al 35,9% dei voti validi. La vicenda russa non lascia segni, anzi sembra aver compattato l’elettorato. Stabili i 5 Stelle, con un dato di poco superiore al 17%.
Nel centrodestra, Forza Italia perde poco più di un punto rispetto al mese scorso e si attesta all’8,2, poco sotto il dato europeo. La lieve spinta prodotta dalle ipotesi di rinnovamento del gruppo dirigente sembra velocemente rientrata. Fratelli d’Italia, con il 6%, si colloca a sua volta leggermente al di sotto del dato europeo.
Da ultimo il Pd, che fa segnare un piccolo decremento, attestandosi al 21,6 mezzo punto in meno in tre settimane, un punto circa sotto il voto europeo. La nuova segreteria non ha ancora consolidato il partito e le manifeste differenze di visione emerse più volte recentemente non contribuiscono all’appeal di questa forza.