Kyriakos Mitsotakis vince la sfida con Alexis Tsipras e riporta il timone della Grecia nelle mani del centrodestra di Nea Demokratia (Nd). I conservatori hanno conquistato con l’80% delle schede scrutinate il 39,6% dei voti, oltre le loro più rosee previsioni, percentuale che garantisce loro la maggioranza assoluta in Parlamento dove secondo le ultime proiezioni dovrebbe avere 158 seggi su 300. Syriza esce dalle urne con una sconfitta – viste le aspettative – tutt’altro che disonorevole: il partito dell’ormai ex premier ha preso il 31,6%. Otto punti in meno di Nd ma l’8% in più (e 500 mila voti aggiuntivi) rispetto alle Europee di poche settimane fa. «È stata una battaglia difficile ma nobile – ha detto Tsipras in tarda serata – . Abbiamo preso un Paese in bancarotta, lo lasciamo con il debito ridotto e 7 miliardi in cassa. Per arrivare qui abbiamo dovuto prendere decisioni che ci sono costate molto politicamente». Poi il messaggio al rivale: «Complimenti a Mitsotakis, l’alternanza è un valore della democrazia, spero che il ritorno di Nd al potere non apra un periodo di vendette e ritorsioni e che non venga rovinato il lavoro che abbiamo fatto». Syriza – ha aggiunto – «è qui per restare e non reputo il risultato uscito dalle urne una sconfitta».
La resurrezione di Nea Demokratia non ha contagiato in positivo i vecchi rivali di sempre del Kinal. L’ex-Pasok – il partito socialista che per anni ha conteso al centrodestra il potere nel Paese (portandolo al crac) – ha preso un onesto 8%. Più o meno il livello cui è assetato dall’inizio della crisi, una percentuale che però lo relega per distacco al ruolo di gregario – ben distante da Syriza nella gara per conquistare il ruolo di voce della sinistra nel Paese. Il “fuoco amico” progressista non ha invece condizionato l’esito delle elezioni. I comunisti del Kke – che mai nella vita si alleerebbero con Tsipras, hanno messo assieme il 5,7%. Buon successo invece per Yanis Varoufakis e la sua Mera 25, che dopo aver mancato per 400 voti la soglia del 3% alle Europee, è riuscito nell’impresa di entrare in Parlamento conquistano il 3,5%. «Continuerò senza fare sconti la mia battaglia contro i folli laccioli e l’austerity che ci sono stati imposti con il piano di salvataggio », ha detto festeggiando l’ex-ministro delle finanze.
Un sorpasso a sorpresa è arrivato invece a destra: Alba Dorata – che nel 2015 era arrivata a un passo dal 10% – è crollata al 2,9% e rischia di rimanere fuori dal Parlamento. Superata in un derby tra neo-fascisti da Soluzione Greca (al 3,7%), la creatura di Kyriakos Velopoulos, imbonitore tv filo-Putin che vuole alzare un muro di 6 metri (minando i terreni adiacenti) al confine con la Turchia per fermare i migranti. Lui, come in parte anche l’aspirante premier Mitsotakis, ha beneficiato soprattutto della durissima opposizione all’accordo sul nuovo nome della Macedonia firmato da Tsipras con Skopje. L’intesa – sponsorizzatissima da Europa e Usa – stabilizza la partita nei Balcani, chiude un lungo contenzioso e spalanca alla Macedonia del Nord le porte di Ue e Nato. Ma per tutti i sondaggisti è costata tantissimo al leader di Syriza che ha firmato la “pace” malgrado il 70% dei suoi concittadini fosse contrario.