Suona di un pessimismo poco confortante la consueta “Nota mensile” dell’Istat.L’economia italiana, è il verdetto, sta ancora attraversando una fase di «debolezza » e segnali di ripresa non se ne colgono. Sotto gli occhi di tutti gli osservatori c’è il secondo trimestre dell’anno e i dati che vanno a comporlo non sono incoraggianti.
Si comincia con aprile quando, per il secondo mese consecutivo, rileva l’Istat, la produzione industriale ha segnato una diminuzione, maggio e giugno sarebbero andati un po’ meglio, ma come ha annunciato “Congiuntura flash” della Confindustria il leggero recupero non impedirà di chiudete i tre mesi in questione con un calo dello 0,7 per cento.
L’incerto quadro sarà sintetizzato nell’atteso dato del Pil del secondo trimestre dell’anno: nel precedente rapporto era stata l’Istat a segnale la possibilità un ritorno “sotto zero”, dopo la mini recessione della fine dello scorso anno. C’è naturalmente attesa che, nel frattempo, non è confortata dagli indicatori che giungono dall’Europa. Soprattutto la Germania, una volta vera e propria locomotiva del Continente, segna il passo: a maggio c’è stato un netto calo degli ordinativi, maggiore delle previsioni, delle imprese manifatturiere, così la contrazione mensile è stata del 2,2 per cento mentre su base annua la discesa è stata dell’8,6 per cento. Una situazione legata per larga parte alla crisi del settore automobilistico che si rifletterà in una crescita del Pil della Germania 2019 a livelli da Club Med: 0,5 per cento, secondo le Spring Forecast della Commissione europea.
Che il secondo trimestre dell’anno sarà assai fiacco un po’ in tutta Europa lo conferma anche la nota dell’Istat che annuncia un rallentamento. Di conseguenza non si ripeterà di certo lo 0,4 del primo trimestre lasciando aperta l’ipotesi di una correzione al ribasso per l’intero anno che per ora la Commissione ha fissato all’1,2 per cento. La scommessa è tutta ormai sulla seconda parte dell’anno: le prime indicazioni darebbero un leggero cambiamento di clima verso tassi migliori di crescita. Come notava Carlo Cottarelli, l’economista che guida dell’Osservatorio sulla congiuntura dell’Università Cattolica, si scorgono alcuni segnali positivi. «Sono arrivati segnali positivi da diverse parti, la Bce e la Fed hanno suggerito fondamentalmente che i tassi di interesse rimarranno bassi — ha osservato — e negli Stati Uniti potranno essere anche tagliati entro l’anno, c’è stato un riavvicinamento tra gli Usa e la Cina sui dazi, oltre al disgelo con la Corea del Nord». Per ora però siamo al palo.