Il governo ha un accordo sulla struttura del condono fiscale. Ciò che non sembra aver discusso, almeno ieri, è invece la natura della sfida che lo aspetta: trovare il credito per rimborsare e rinnovare i titoli di debito che scadranno via via e per collocarne di ulteriori per finanziare il deficit di bilancio dell’anno prossimo. Non è una missione impossibile per i 40 miliardi circa di buoni che il Tesoro deve vendere entro la fine di quest’anno. La Banca centrale europea darà una mano, perché deve ancora acquistare sul mercato oltre dieci miliardi di Btp nel «quantitative easing». Da gennaio però la situazione cambia. A quel punto la Bce avrà fatto eseguire alla Banca d’Italia acquisti di debito pubblico di Roma per 370 miliardi e non potrà più incrementare la sua esposizione: si limiterà a rinnovare i titoli che possiede quando scadono, con acquisti probabilmente per circa 30 miliardi di euro nel 2019.
Se si tolgono dal calcolo i buoni a breve termine, il Tesoro nel 2019 ha dunque davanti a sé un percorso pieno di trappole. Deve trovare nuovi finanziamenti a medio-lungo termine per circa 250 miliardi: una cinquantina per coprire il nuovo deficit e duecento per rimborsare ai creditori i titoli che scadranno e vanno rinnovati. Perché questa operazione riesca, bisogna che coloro che oggi hanno investito in debito italiano siano disposti a farlo di nuovo. La Bce ha già annunciato che agirà così, appunto per 30 miliardi. Dovrebbero farlo anche gli investitori italiani, per circa cento miliardi. Ma è molto dubbio che lo facciano gli investitori esteri, vista la loro fuga degli ultimi mesi. Ciò significa che il governo deve trovare nuovi creditori disposti a rimpiazzare gli investitori esteri se e quando questi ultimi nel 2019 non rinnoveranno, per oltre 60 miliardi di euro; inoltre, deve ancora coprire nuovo deficit per 50 miliardi. Per l’Italia in sostanza si prospetta un bisogno di finanziamento, ad oggi scoperto, da oltre cento miliardi nel 2019. Possono supplire le famiglie italiane? Sui loro conti oggi si trovano oltre 900 miliardi liquidi, ma dall’inizio del secolo solo in tre anni sono riuscite ad aumentare le loro posizioni in Btp per più di 50-60 miliardi. Mai di più.