È uno Xi Jinping estremamente rilassato e conciliante quello che dal palco del Boao Forum for Asia legge uno dei più attesi quanto atipici discorsi mai fatti da un presidente cinese, tutto tarato sull’attrazione degli investimenti in Cina e sulle dinamiche del commercio internazionale.
Effetto dei tempi, il segretario generale del partito comunista cinese – senza rimandi espliciti all’America di Donald Trump – annuncia il taglio delle tariffe all’import su autoveicoli di marca straniera (attualmente al 25%), l’apertura dell’azionariato delle aziende cinesi dell’automotive a capitali esteri e un rafforzamento della tutela della proprietà intellettuale per chi opera in Cina.
Aziende come Daimler, Bmw, Toyota, Lexus dovrebbero ricavarne indubbi vantaggi. Ma il mondo non si ferma a Boao e ieri Pechino ha denunciato alla Wto i dazi americani su acciaio e alluminio, seguiranno 60 giorni di consultazioni, al termine, in caso neagtivo, la decisione potrebbe essere affidata a esperti esterni.
Concentrandosi sul tema dell’intervento al Forum, ovvero i quarant’anni di apertura del mercato cinese, Xi Jinping ha annunciato grandi concessioni agli investitori stranieri – disinnescando la miccia dei dazi al rialzo tra Usa e Cina – punta a incentivare le importazioni e gli investimenti stranieri. «Il Governo – ha detto Xi Jinping – studierà importanti misure al riguardo».
Si ricomincia da qui, dunque, con una promessa che sta molto a cuore alle aziende che investono in Cina e il cui sentiment negli ultimi anni era stato altalenante: il rafforzamento della proprietà intellettuale.
Del resto, il tema dell’attrazione degli investimenti e dell’incremento dell’import rappresentano una costante delle politiche economiche cinesi, associate all’aumento della qualità delle produzioni, tutti piani che subiscono un’accelerazione sotto i colpi della politica protezionistica di Donald Trump.
Il fido consigliere economico di Xi, Liu He, promosso vice premier, aveva detto che il discorso di Xi sarebbe stato sorprendente. Infatti, i mercati hanno brindato: in rialzo le Borse europee, con guadagni compresi tra lo 0,5 e l’1,5%, e ancora di più Wall Street, dove a metà seduta il Dow Jones registrava un +1,7 per cento. Adesso bisognerà capire quanto effettive sono le concessioni di Xi all’Occidente, di certo la parte più consistente è quella già annunciata al momento della partenza di Donald Trump dalla visita di Stato a Pechino e basata sull’apertura dei mercati finanziari. Xi Jinping ha ripreso il tema, quello dell’aumento dei limiti di proprietà straniera per il settore assicurativo e finanziario.
Se le auto sono, probabilmente, un antipasto, i servizi finanziari restano il piatto forte, e se Pechino avrà difficoltà ad aprire il settore bancario data la necessità di controllare i depositi e di garantire linfa vitale alle aziende statali – le assicurazioni, invece, che hanno attraversato alterne vicende, potrebbero agguantare l’opportunità, al pari delle società fiduciarie e di quelle di brokeraggio. Di fatto, nella Cina di Xi Jinping, l’economia è politica e la politica è economia: anche la Fiera dell’import di Shanghai, la prima di questo tipo, citata nel discorso, diventa cruciale.