La Brexit non si rinvia e lo spettro di un «no deal», una uscita catastrofica di Londra dalla Ue, si fa più vicino: perché Theresa May ha scelto di sfidare l’Europa e chiedere di rinegoziare l’accordo faticosamente raggiunto lo scorso novembre, mentre gli europei, Macron in testa, oppongono un secco no. E se a questo punto non si trova una via di uscita, il 29 marzo la Gran Bretagna casca dal precipizio.
È stata una giornata probabilmente decisiva, quella che è andata in scena ieri a Westminster. Che si è aperta con un colpo a sorpresa: la premier Theresa May ha annunciato la sua intenzione di riaprire il negoziato con l’Europa per modificare il cosiddetto «backstop», la clausola di salvaguardia per impedire un ritorno a un confine fisico fra le due Irlande.
È questo un punto particolarmente contestato dell’accordo raggiunto fra Londra e Bruxelles: perché prevede la permanenza della Gran Bretagna in un’orbita molto stretta con la Ue e dunque è avversato dai conservatori euroscettici, che ci vedono un tradimento della «vera» Brexit. È stata questa la pietra d’inciampo che ha condotto alla clamorosa bocciatura dell’accordo in Parlamento, lo scorso 15 gennaio.
La May ha spiegato di aver capito il messaggio e di essere pronta a chiedere all’Europa una modifica della clausola. Una mossa che ha ricompattato il partito conservatore alle sue spalle: infatti è stato approvato ieri sera un emendamento a sostegno dello sforzo della premier.
Ma la reazione europea è arrivata immediata: e prevedibile. L’ha espressa il presidente francese Emmanuel Macron, quando ha detto che l’accordo «non è rinegoziabile, perché è il migliore possibile». Gli europei non sono disposti a rivedere all’ultimo momento un testo che è il frutto di un anno e mezzo di difficili trattative e che contiene le migliori garanzie per preservare la pace in Irlanda.
Dunque si rischia di nuovo di trovarsi muro contro muro. E se non si raggiunge un compromesso, la Brexit avverrà in automatico senza nessun accordo: anche perché, abbastanza a sorpresa, il Parlamento ha nettamente respinto un emendamento laburista che mirava a rinviare la Brexit per evitare un no deal.
È vero che gli stessi deputati hanno poi approvato un altro emendamento che chiede di escludere il no deal: ma si tratta di un testo non vincolante per il governo, una mera intenzione che non si vede come possa essere messa in pratica. Come ha detto sempre Macron, il no deal è una situazione «che nessuno vuole, ma per la quale ci dobbiamo tutti preparare».