Calendario affollato di aumenti di capitale per Piazza Affari. Entro il primo trimestre arriveranno richieste di mezzi freschi sul mercato per un miliardo (Anima e Creval) altre sono in dirittura d’arrivo anche se non c’è ancora una data stabilita ( Astaldi) altre ancora sono ampiamente attese ( Trevi finanziaria) ma per il momento non ci sono atti formali di avvio dell’operazione. Complessivamente, considerando anche gli aumenti di dimensioni più ridotte, il “ totalone” sfiora già i due miliardi di euro, con una decina di società in lista d’attesa (senza contare l’aumento di capitale di Atlantia a servizio dell’offerta di acquisto e/ o scambio su Abertis).
Rispetto al 2017, le cifre sembrano tutto sommato contenute: l’anno scorso le operazioni di aumento di capitale a Piazza Affari erano state complessivamente undici, per un totale che aveva superato i 14 miliardi. Ma allora c’era stata l’operazione- monstre di Unicredit, che da sola aveva raccolto 13 miliardi. Stavolta il panorama di inizio anno è decisamente più contenuto, ma promette di essere qualitativamente altrettanto scoppiettante.
Due elementi giocano a favore: la ripresa dell’economia e l’andamento finora euforico di Piazza Affari. Un ottimo connubio per chi deve rimettere a posto i conti e rafforzare la struttura finanziaria ( ad esempio Trevi, ma anche la squadra di calcio della Roma e per certi aspetti la stessa Astaldi, alle prese con la crisi del Venezuela) ma un panorama ancor più promettente per chi vuole crescere. « Per le aziende sane è un momento interessante per rafforzarsi e fare acquisizioni di qualità, anche internazionali » , spiega Mario Spreafico, direttore investimenti di Banca Leonardo.
È il caso di Igd ( che dovrebbe realizzare l’aumento entro aprile, ma terrà l’assemblea il 12 febbraio): la Siiq specializzata in investimenti immobiliari ha appena fatto un’importante acquisizione, sborsando 187 milioni e ora si finanzia sul mercato chiedendo 150 milioni. Percorso di crescita anche per Anima holding, attiva nel risparmio gestito, che si appresta a raccogliere mezzi freschi per 300 milioni dopo l’acquisizione di Aletti dal Banco Bpm. Non ci sono ancora date fissate ma tutto fa pensare che la partenza possa avvenire entro il primo trimestre: la società infatti ha anticipato i tempi classici di approvazione del bilancio all’ 8 febbraio in consiglio e il 12 marzo in assemblea. Immediatamente a ridosso di quella data — e sulla base dei conti dell’intero anno — dovrebbe partire l’aumento di capitale.
Dopo le elezioni quindi — che, per il momento, non sembrano spaventare il mercato — così come è destinato ormai a fare il Credito Valtellinese. Tra quelli annunciati al momento, è l’aumento di capitale più impegnativo. Innanzitutto per le dimensioni ( più di sei volte la capitalizzazione attuale) e per la forte debolezza del titolo, che in un anno ha perso l’80% (con una decisa accelerazione dopo l’annuncio dell’aumento). Probabilmente sono anche le motivazioni dell’aumento a far storcere un po’ il naso: la necessità di adeguarsi ai diktat (non nei confronti del Creval, ma in generale del settore) del regolatore bancario, con una drastica riduzione dei crediti in difficoltà. C’è da dire che a pulizia finita il Creval si posizionerà nella fascia di eccellenza, ma nel frattempo per la ex popolare si tratterà di fare uno sforzo titanico. Sarà la prima tra le big a bussar cassa a Piazza Affari, probabilmente dal 19 febbraio in poi, nonostante il Prospetto dovrebbe essere approdato in Consob già a fine dicembre e i vertici della banca avessero a suo tempo auspicato di andare sul mercato prima delle elezioni. Ma sul ritardo ha pesato anche il cambio della guardia in Commissione, che ha in parte congelato tutti i lavori.