“Siamo un gruppo multinazionale, con 25 filiali estere, siti produttivi in Italia, Messico, Brasile, Argentina e Venezuela e clienti da tutto il mondo”. Così il vicepresidente Attilio Brambilla riassume l’identità di Alfaparf, gruppo leader a livello globale nei prodotti professionali per la cura dei capelli e del corpo.
Fondato negli anni Ottanta da Roberto Franchina, forte del successo commerciale della sua linea “Semi di lino” il gruppo ha cominciato il suo percorso di espansione sui mercati internazionali già nei primi anni Novanta, con l’inizio delle esportazioni in America Latina, destinata a diventare il mercato di riferimento e la sede dei suoi stabilimenti produttivi esteri. Ma sarà negli anni 2000 che nascerà il gruppo che conosciamo oggi. Ultimata la sede di Osio Sotto, nel bergamasco, la sua vocazione globale si rafforzerà anno dopo anno, prima con l’esordio delle attività in Cina, e poi estendendo l’export anche a Europa Orientale, Asia, Africa e Oceania.
È soprattutto grazie alla sua internazionalità se è riuscita a resistere al Covid, nonostante le criticità del suo settore di riferimento: secondo uno studio di Cosmetica Italia, a livello congiunturale le vendite sui canali professionali hanno subito cali tra il 28,5 e il 30%. La contrazione dei ricavi di Alfaparf, invece, si è fermata al 16%, a 205 milioni di euro. Questo, come spiega Brambilla, è stato reso possibile dall’alternanza delle difficoltà dei mercati in cui opera. Nel primo semestre e verso la fine dell’anno, quando il mercato europeo era particolarmente critico, le vendite hanno tenuto nel continente americano, mentre la situazione si è capovolta nella stagione estiva.
Quanto al 2021, i buoni risultati del primo trimestre fanno ben sperare Brambilla, che punta a tornare ai livelli prepandemici. E grazie ad una posizione finanziaria nulla – ossia un’esposizione debitoria sostanzialmente pari alla liquidità disponibile –, la ripresa potrebbe essere supportata anche da acquisizioni strategiche.