La telefonata dai toni allarmati scatta di primo mattino, basta una lettura rapida ai giornali. Luigi Di Maio e Matteo Salvini hanno bisogno di fare il punto dopo le scintille col ministro dell’Economia Tria nel vertice sulla manovra di mercoledì sera. Questa volta i due vicepremier si trovano d’accordo, hanno un obiettivo comune: rischiamo di dare l’impressione che con la prima manovra del governo Lega- M5S gli italiani saranno impoveriti, tra abolizione del bonus da 80 euro e aumento dell’Iva. Una mina « da disinnescare subito» , concordano entrambi, già proiettati sulla scadenza elettorale delle Europee di primavera.
Le apprensioni dei due leader si concentrano sulla gestione dei conti da parte del ministro Giovanni Tria. Il sospetto è che possa ripresentarsi a settembre coi cordoni della borsa serrati. E invece Flat tax e reddito di cittadinanza andranno in qualche modo avviati, senza tentennamenti, sono d’accordo il ministro del Lavoro e quello dell’Interno. Ma senza peggiorare le condizioni dei contribuenti. Facile a dirsi. Fonti del ministero di via XX Settembre lasciano intendere come il ministro Tria la sua posizione in merito al bonus di 80 euro l’abbia illustrata nell’intervista del giorno prima al Sole24ore. E quindi il suo superamento per finanziare altre misure ( Flat tax per esempio) « è nel range delle ipotesi » . È presa in considerazione, insomma, anche se al momento non ci sono decisioni definitive. Non a caso in quelle stesse ore anche il viceministro dell’Economia, leghista ma di scuola “istituzionale” più vicina a Giorgetti, Massimo Garavaglia, a dispetto delle smentite, spiega: «Non si tolgono gli 80 euro, vengono messi come riduzione fiscale anziché come esborso».
Il fatto è che i capi partito – divisi quasi su tutto dopo due mesi di governo, dalle grandi opere alla Rai – si ritrovano sulla stessa sponda rispetto al cosiddetto ” partito del Quirinale” in seno all’esecutivo. Il riferimento è al titolare dell’Economia, appunto, e a quello degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, entrambi graditi al Colle e finiti in rotta di collisione coi due leader. Il responsabile della Farnesina in ultimo due giorni fa, quando si è “permesso” di paragonare i migranti dei nostri tempi agli emigrati italiani del secolo scorso.
La convivenza per ora non è messa in discussione. Salvini e Di Maio hanno altre priorità. Chiusa la telefonata, concordano di buttare acqua sul fuoco delle polemiche. Il ministro dello Sviluppo esce da Palazzo Chigi e dichiara alle tv: « Questo governo non vuole fare il gioco delle tre carte, non tireremo la coperta da una parte per scoprire dall’altra e non metteremo le mani in tasca ai cittadini » . E Salvini, sui social: « Il governo non pensa di togliere gli 80 euro e non vuole aumentare l’Iva». Ma il vero problema è un altro, racconta uno dei ministri che hanno partecipato l’altra sera da semplici spettatori al vertice sulla manovra: « Accanto a ciascuna misura di cui si parla in queste ore finora non è stata inserita alcuna cifra, quando la casella verrà riempita a settembre, allora tutti i nodi verranno al pettine » . Anche perché il responsabile dell’Economia Tria ha affidato ai colleghi un compito per le vacanze: fare spending review ciascuno nel proprio dicastero, per riferire alla ripresa. Il risultato non è garantito. Dal Pd l’ex premier Renzi, “padre” del bonus, si compiace ora del ripensamento dei due leader sulla sua misura. « Giù le mani dagli 80 euro per pagare la Flat tax ai ricchi » , avverte il segretario Martina. Per Brunetta (Fi) è già «un governo diviso su tutto tranne che sulla gestione del potere».