Sono trascorsi oltre due mesi e mezzo dalle elezioni, ma il Paese è ancora senza una guida “legittimata dal voto”. Così gli italiani attendono solo che il governo “cominci a lavorare”. Cioè, a governare il Paese.
È la prima indicazione suggerita dal sondaggio dell’Atlante politico di Demos per Repubblica, appena concluso. Infatti, le stime di voto “premiano” i due alleati di governo. In particolare, la Lega, che va oltre il 22%. Secondo partito, dopo il M5S, che si conferma il soggetto politico di gran lunga più forte. Oltre il 31%.
In lieve calo, rispetto alle precedenti rilevazioni.
D’altronde, il suo elettorato è trasversale ma, alle ultime elezioni, si è allargato soprattutto a sinistra e a centrosinistra. È prevedibile che l’intesa con la Lega, in particolare su alcuni temi del programma, abbia sollevato qualche ri-sentimento, in quest’area. Tuttavia, M5S e Lega, insieme, hanno mantenuto – e, anzi, allargato – il loro bacino elettorale.
Superano, infatti, il 53%. La maggioranza assoluta. Anche il gradimento dei loro leader si conferma elevato.
Nel caso di Matteo Salvini, in crescita. Oggi è il leader più apprezzato dagli elettori. Il grado di fiducia nei suoi riguardi supera, infatti, il 52%. Per la prima volta, è davanti al premier uscente, Paolo Gentiloni. Nonostante tutto ancora molto apprezzato. Luigi Di Maio, invece, attira meno simpatie, ma supera, comunque, il 42%.
Intorno a loro, si sta creando il vuoto (politico). Il Pd non arriva al 18%. Mentre Forza Italia è “ridotta” al 13%. Ma mostra segni di ripresa. Come Silvio Berlusconi. Lontano dai consensi del passato. Eppure mantiene il 29%. Come Maurizio Martina, segretario reggente del Pd. In calo di 6 punti, rispetto al mese scorso.
D’altronde, è difficile “rafforzarsi” alla guida di un “partito debole”. Soprattutto se si è messi in discussione da Matteo Renzi. Saldamente in fondo alla graduatoria, nel giudizio degli elettori. D’altronde, se il PdR appare fuori gioco, il principale responsabile, presso l’opinione pubblica, è, anzitutto, il Capo.
Al contrario, in questa fase si è rafforzata la credibilità del presidente, Sergio Mattarella. Non un “protagonista”. Semmai, un garante. Un “rassicuratore”. In tempi “insicuri”, come questi, ha preferito occupare il retroscena, piuttosto che il centro della ribalta. Com’è avvenuto durante questa lunga crisi. Tuttavia, il governo M5S-Lega appare la soluzione obbligata, di fronte alla crisi. La maggioranza degli elettori (6 su 10) la considera favorevolmente.
Anche perché pochi (solo un quarto) pensano che sarebbe utile tornare al voto. È come fosse subentrato un clima di attesa e, insieme, di stanchezza. Attesa: di vedere in azione le forze politiche che hanno vinto le elezioni. In nome del “nuovo che avanza” (si sarebbe detto, nella Prima Repubblica). E del sentimento anti-politico che hanno espresso. Ma anche stanchezza. Perché quasi tre mesi di negoziati, trattative, discussioni per formare un governo “obbligato”, eppure non ancora “legittimato” dal voto in Parlamento, sono tanti. Anche per un Paese abituato a tutto, come l’Italia.
Per questo la maggioranza dei cittadini chiede che l’attesa finisca. E si cominci davvero a governare. Anzitutto, nominando un premier rappresentativo. Anche se le idee degli elettori, al proposito, non sembrano molto chiare.
Prevalgono, sugli altri, i leader dei due partiti principali. Di Maio e Salvini. Ma la via migliore, secondo il sondaggio Demos-Repubblica, sarebbe scegliere una figura “terza”. Condivisa da entrambi i partiti. Ed è ciò che, infatti, sta avvenendo. Si tratta di una soluzione che riflette il problema del Paese in questa fase. L’in-decisione di un “popolo” di elettori animato da ri-sentimenti anti-politici, piuttosto che da sentimenti politici. Attraversato da opinioni divise piuttosto che da visioni con-divise.
Anche per questo, soprattutto per questo, l’uomo del giorno è Matteo Salvini. Perché interpreta e raffigura – letteralmente – l’italiano “incazzato”. Che traduce le paure e, prima ancora, la rabbia dei cittadini. Con le parole, meglio: le parolacce. Con i gesti, gli atteggiamenti. È il protagonista della Popolocrazia che si è affermata (anche) in Italia. Come nel resto d’Europa. Ma in modo più esplicito.
D’altronde, siamo un “laboratorio politico” (come lo definisce Marc Lazar), che anticipa le tensioni e le innovazioni (anti)politiche, destinate presto a riprodursi altrove. Anche per questo serve a poco demonizzare i Leghisti a 5 Stelle: L5S. La maggioranza che si appresta a governare. Con il consenso della maggioranza degli italiani. (Oggi ancor più larga di prima). Sfidare il populismo in modo populista significherebbe solo moltiplicare il populismo.