Il commercio tra l’Italia e la Germania ha segnato un altro record nel 2017, in crescita per il terzo anno consecutivo a 121,2 miliardi di euro. E le imprese vedono in miglioramento le prospettive di business anche nel 2018.
I tedeschi consolidano dunque la posizione di partner economico e commerciale principale del nostro Paese, grazie soprattutto agli intensi rapporti con le aziende manifatturiere del Nord Italia, rafforzati negli ultimi mesi dagli acquisti per l’innovazione di Industria 4.0, ma anche, a sorpresa, grazie al balzo degli scambi con il Lazio, aumentati nell’ultimo anno del 23,1 per cento.
Il bilancio complessivo dell’interscambio 2017 – presentato ieri a Milano dalla Camera di Commercio Italo-Germanica (AHK)- ha chiuso con +7,6% sull’anno precedente, registrando un buon andamento dell’export (+6% a 55,9 miliardi) e un ancor più marcato incremento dell’import di prodotti tedeschi (+9% a 65,3 miliardi).
La sola Lombardia vale 42,2 miliardi, ovvero quanto gli scambi tra Germania e Giappone, e in questa regione si accumula l’intero deficit tra Italia e Germania con esportazioni a 16 miliardi ed importazioni a 26 nel corso del 2017. «È?il manifatturiero lombardo che importa semilavorati, materie prime, macchinari – osserva Erwin Rauhe, presidente di AHK – ma anche prodotti agricoli e alimentari come latte, carne, yogurt. In aumento altresì consumi e import di birra dalla Germania». Al secondo posto per interscambio c’è il Veneto (18 miliardi), seguito da Emilia-Romagna (13,1), Piemonte (11,2) e Lazio (8,7). Quest’ultima regione è protagonista, da un paio d’anni, di un boom di export, in particolare nel settore agroalimentare.
Sul fronte complessivo delle esportazioni, l’Italia si conferma leader nei macchinari (13,6% del totale), nei prodotti siderurgici (11,5%), nella chimica-farmaceutica (11,4%), nell’automotive (11%) e nel food (8,9 per cento). «Si esportano macchine industriali dell’Emilia-Romagna – esemplifica Rauhe – e nel lecchese, per fare un altro esempio, le aziende non sono in grado di far fronte a tutte le richieste che arrivano. Le imprese italiane in prima linea sono i “campioni nascosti” dell’economia, o multinazionali tascabili, con fatturato tra uno e due miliardi di euro». Le esportazioni di macchinari, farmaceutica, elettronica ed elettrotecnica sono aumentate nell’ultimo anno «a conferma dell’interconnessione e della stretta relazione tra i due sistemi economici».
Nella partnership con Berlino, l’industria manifatturiera italiana sta soppiantando quella d’Oltremanica, che è rimasta stabile l’anno scorso, con 121,5 miliardi di scambi. Uno stallo dovuto all’effetto Brexit. «Il Regno Unito come destinazione dell’export tedesco – spiega Jörg Buck, consigliere delegato di AHK – è passato dal terzo al quinto posto, superato da Cina e Paesi Bassi. Da un sondaggio con la Camera di commercio tedesca in Gran Bretagna emerge che si tratta di una conseguenza della Brexit».
Un altro effetto del boom dell’export italiano verso la Germania è la riduzione del deficit commerciale, passato in un decennio da venti a meno di dieci miliardi di euro. «Il sistema Italia è andato molto avanti dal 2007» dice Rauhe, convinto che la partnership sia «simmetrica», nonostante numeri diversi che rispecchiano le differenti dimensioni delle due economie.
Insieme i due Paesi possono contribuire, con i partner francesi, a ridisegnare la politica industriale europea. Ma per fare questo – sottolineano i responsabili di AHK, che associa 700 imprese, da grandi gruppi tedeschi a pmi italiane – è necessario proseguire con scelte di apertura, non isolazioniste. Un timore che la svolta protezionistica americana mette oggi in primo piano. «I fattori che determineranno il successo e la solidità delle aziende nei prossimi anni sono sicuramente la qualificazione del personale e l’evoluzione dei modelli di business basati sulla digitalizzazione» conclude Buck. «Per cogliere tutte le opportunità di Industria 4.0 sarà necessario che le imprese mettano la formazione e la riqualificazione delle risorse umane tra le priorità». È?questa la sfida più sentita dalle aziende, in Italia come in Germania.