Sarà pure vero che le classifiche, per dirla in chiave transalpina, durano l’espace d’un matin, ma la Francia ci ha soffiato il secondo posto — dopo l’inarrivabile Germania — nella graduatoria dei Paesi manifatturieri d’Europa? A lanciare in rete il tema è stato il profilo twitter @italiadat i che ha riportato due tabelle di fonte Eurostat riferite al valore della produzione e al fatturato. Nella produzione i cugini francesi risultano, nel 2017, al secondo posto con 889 miliardi di euro davanti all’Italia con 883. In testa la Germania con 1.829 miliardi di euro. Il sorpasso francese sarebbe avvenuto nel 2017 perché l’anno prima le posizioni erano rovesciate. Se passiamo al fatturato con i dati 2017 la Francia supera nettamente l’Italia (1.024 miliardi di euro contro 921). In questo caso il sorpasso sarebbe addirittura avvenuto già nel 2016 (909 miliardi di euro contro 889). Ma sono produzione e fatturato i due indicatori con i quali si assegna il ranking del manifatturiero? Secondo Andrea Montanino, direttore del Centro Studi Confindustria, i due indici «non sono dati di contabilità nazionale ma solo structural business statistics che per loro natura sono parziali». Quello che vale è il dato sul valore aggiunto manifatturiero «e nel 2018 l’Italia era ancora davanti alla Francia».
Il giudizio confindustriale è condiviso dalla direzione ufficio studi di Intesa Sanpaolo. «Se si guardano i dati Eurostat di contabilità nazionale l’Italia si conferma al secondo posto per valore aggiunto e output a prezzi correnti», mentre se si guardano le statistiche strutturali «siamo stati scavalcati dalla Francia per valore della produzione e per fatturato». Le differenze tra i dati della contabilità nazionale e delle statistiche strutturali «sono spiegate in parte anche dal sommerso, considerato nei primi e non nei secondi».
Ma non è tutto. Sempre secondo gli economisti di Intesa Sanpaolo, «due ulteriori elementi dovrebbero essere considerati: gli addetti e il saldo commerciale e in entrambi i casi l’Italia mostra numeri di gran lunga superiori alla Francia». Eccone alcuni: per valore aggiunto l’Italia sopravanzava la Francia 225 miliardi di euro a 214 con i dati 2016 e il gap si è allargato nel 2017 (257 a 232) e nel 2018 (263 miliardi a 232). Lo stesso avviene per gli occupati, con 3,9 milioni di addetti al manifatturiero nel 2018 contro i 2,5 francesi.
Commenta Felice De Novellis (Ref Ricerche): «È corretto utilizzare per questo genere di graduatorie le statistiche sul valore aggiunto perché così si può stimare il peso dei beni intermedi importati. E comunque non va dimenticato che se ragioniamo in termini di valori assoluti, la Francia è un Paese più grande dell’Italia. Adottando lo stesso criterio gli Usa sarebbero, solo in virtù della loro taglia, un paese manifatturiero». Più secco, invece, il giudizio da economista di Innocenzo Cipolletta: «Un Paese come l’Italia che non ha quasi più domanda interna faticherà a restare secondo solo con l’export. Il terzo posto sarebbe già un successo».