C’è complementarietà e crescente interdipendenza fra aziende italiane e cinesi. Del resto, tra 2000 e 2017, la Cina ha investito 13,7 miliardi in Italia, che è la terza nazione Ue di destinazione di risorse cinesi. E l’interscambio commerciale tra i due Paesi supera i 50 miliardi di dollari annui. Ma perché questa situazione favorisca l’espansione economica delle imprese italiane, è necessario che il nostro Paese faccia sistema, definendo una strategia d’interazione con la Cina di lungo periodo e valorizzando l’esperienza delle aziende tricolori che hanno già in essere consolidate relazioni commerciali o di investimento con il continente cinese. È questo, in sintesi, il fil rouge che si è dipanato al forum The China-Italy business relationship, tenutosi ieri a Trieste. All’evento hanno partecipatoi vertici di aziende che con la Cina hanno frequenti rapporti economico-finanziari e, in alcuni, casi partnership. Presente anche Lei Fanpei, presidente di China state shipbuilding corporation (Cssc), che ha recentemente siglato una joint venture con il gruppo crocieristico Carnival Corporation (che controlla l’italiana Costa Crociere) per la realizzazione di una nuova compagnia crocieristica in Cina. La joint ha licenziato un ordine per due navi da crociera rivolte al mercato cinese, che saranno costruite in Cina da una controllata di Cssc, su piattaforma tecnologica di Fincantieri, in virtù di un’altra jv: quella tra l’azienda guidata da Giuseppe Bono e Cssc cruise technology development.
«L’ingresso di Cssc nel settore delle crociere in partnership con Carnival-Costa e Fincantieri – ha detto Lei Fanpei – è una decisione strategica che ha ricevuto particolare attenzione e un forte sostegno dai leader del Governo cinese e italiano. Attraverso le partnership con aziende internazionali leader come queste, costruiamo un’intera catena industriale che include design e costruzioni navali, operatività e supply chain. E promuoviamo insieme una crescita del sistema industriale creando un ecosistema virtuoso per una crescita sostenibile del settore crocieristico».
Domani, intanto, sarà consegnata all’armatore Costa Venezia, costruita da Fincantieri a Monfalcone, e realizzata espressamente per il mercato cinese. La Cina, infatti, ha un enorme potenziale dal punto di vista dello sviluppo del settore crociere. Il comparto ha vissuto in Cina, in un arco di tempo ravvicinato, una crescita velocissima e adesso sta attraversando un periodo di assestamento. La Cina però, è emerso nel convegno, ha tutto il potenziale per diventare il mercato crocieristico più grande al mondo. L’obiettivo è di raggiungere i 20 milioni di passeggeri entro il 2030. Ma, al di là delle crociere, i numeri che uniscono Italia e la Cina meritano di essere analizzati. Secondo i dati della Fondazione Italia Cina, elaborati in uno studio di Pwc Italia, ha ricordato Andrea Manchelli, membro del China desk di Pwc, «sono oltre 600 le aziende italiane a capitale cinese». Le quali «generano quasi 18 miliardi di euro di fatturato e impiegano più di 30mila dipendenti». Si sta però recentemente assistendo, ha proseguito Manchelli, «a un rallentamento degli investimenti cinesi all’estero e quindi anche in Italia anche perché per la Cina è diventato prioritario concentrarsi sulle iniziative strettamente correlate alla realizzazione della Belt and road initiative», ossia la nuova Via della seta. Resta però il peso dell’interscambio tra Italia e Cina,sopra la soglia dei 50 miliardi di dollari annui e quello dei «13,7 miliardi di euro investiti nel nostro Paese tra 2000 e 2017».
Degno di nota poi, ha detto Manchelli, è il numero delle «aziende cinesi a capitale italiano. Sono oltre 2mila, che forniscono lavoro a quasi 160mila dipendenti in Cina e originano oltre 25 miliardi di euro di ricavi. Sono principalmente frutto delle delocalizzazioni produttive da parte di gruppi italiani avvenute soprattutto nello scorso decennio» . Negli anni, ha poi chiarito Manchelli, «sono mutati gli obiettivi che guidano gli investimenti delle aziende italiane. Dalle scelte di delocalizzare in Cina guidate da esigenze di cost saving siamo passati alla logica per cui le imprese italiane vedono nel mercato cinese un’opportunità di crescita dei propri ricavi. È quindi ancora più importante che la partnership commerciale sia ben strutturata. D’altro canto, le possibilità di collaborazione non mancano». E nuove opportunità potranno arrivare dalle intese che saranno strette col presidente cinese Xi-Jiping, in Italia a marzo.