La politica italiana è sempre in viaggio.
Sempre in fuga.
Inseguendo un Aquarius.
Oppure una Diciotti. Ieri come oggi: una nave carica di migranti in fuga dalla loro terra e in viaggio verso l’Europa. In transito, necessariamente, per l’Italia. Il regista di questa rappresentazione – ricorrente – è sempre lo stesso. Matteo Salvini.
Leader della Lega. Vicepresidente del Consiglio. E ministro dell’Interno. Responsabile della difesa dei nostri confini dai nemici che ci minacciano. Minacciano di invaderci. E garante della nostra sicurezza. Ma, anche, a maggior ragione, della nostra in-sicurezza.
Dalla quale origina una parte rilevante dei consensi al suo “partito personale”. LdS. E, dunque, a Salvini stesso. Perché Salvini, nella “Mappa delle parole” realizzata da Demos-Coop in base alle opinioni degli italiani, risulta il “leader del futuro”. Non certo il più amato, ci mancherebbe. Chi sfida le nostre paure deve, al tempo stesso, alimentarle.
Altrimenti rischierebbe di perdere il lavoro… Tuttavia, secondo gli italiani, Salvini è il soggetto maggiormente proiettato verso il futuro. La figura che interpreta meglio il sentimento del presente. E del tempo che verrà. Insieme (più precisamente: un poco sotto) a Papa Francesco. Il quale riscuote sentimenti molto più favorevoli (seppure in calo, rispetto agli ultimi anni). Tuttavia, questa simmetria è significativa.
Emblematica. Perché permette di azzardare una definizione forse “dissacrante”, ma, a mio avviso, (proprio per questo) efficace.
Salvini: è l’anti-Papa.
Stigmatizzato da Famiglia Cristiana in una copertina che ha sollevato dibattito e polemiche. Il volto del vice-premier leghista appariva sotto-lineato da una didascalia feroce, nella sua semplicità: “Vade retro Salvini”. E la Chiesa, in particolare la CEI, ha svolto un ruolo importante in questa occasione, offrendo la propria disponibilità all’accoglienza. Nella “Mappa delle parole” di Demos-Coop, peraltro, Papa Francesco è associato, anzitutto, alla “solidarietà”. L’anti-Papa Matteo: all’intento di “respingere gli immigrati”. Ma anche all’immagine del Leader Forte, che sta giusto in mezzo alla Mappa.
Parole-chiave utili a definire la nostra visione del futuro. E i nostri valori del presente. Matteo Salvini evoca, dunque, il ri-sentimento e le paure che fanno sentire gli italiani vulnerabili. Interpreta il ruolo del “difensore cinico”. E agisce di conseguenza. In modo consapevole ed efficace. Da vero specialista dell’Opinione Pubblica. Così, sceglie con cura i nemici, seleziona i temi più ansiogeni. E li agita, li persegue senza mezze misure. Senza mediazioni e senza timori. D’altronde, un sondaggio di Demos condotto nello scorso giugno aveva rilevato un consenso elevato (quasi 60%) intorno alla decisione del governo e, dunque, di Salvini, di impedire alla nave Aquarius di sbarcare nei porti italiani. Mentre le stime di voto dei principali istituti demoscopici segnalavano una grande rimonta della Lega, anzitutto, ma non solo, sul M5s. (Il Centro-Sinistra, ormai, fatica perfino a comunicare la propria presenza). Non penso che gli italiani, nel frattempo, abbiano cambiato opinione. (Lo verificheremo presto. Nei prossimi sondaggi. Che faremo non appena si sarà compiuto il rientro dalle ferie, che, almeno secondo me, condizionano la rappresentatività campionaria delle indagini). Oggi l’operazione si ripete. Con una cornice scenica ancor più ampia.
Ancor più accurata. Perché il “carico” di paura trasportato dalla Diciotti è rimasto lì. Fino a ieri.
Davanti al porto di Catania. Sotto i riflettori. In tempo reale. In un periodo nel quale le notizie latitano. La politica latita. Meglio: latitava.Negli anni scorsi. Mentre oggi è attratta e risucchiata dai temi – e dai bersagli – imposti da Salvini. Le critiche rivolte al ministro dell’Interno per l’incontro con il Presidente dell’Ungheria, Viktor Orban, campione del neo-populismo della Nuova Europa, suggeriscono come il problema cominci ad apparire evidente al gruppo dirigente del M5s. Che si vede oscurato, sempre più all’ombra di Salvini. Ma questa reazione avviene con molto – forse troppo – ritardo. Perché, ormai, appare chiaro lo slittamento progressivo degli elettori del M5s verso lo stesso bacino della LdS.
Attratti dalla leadership di Salvini.
Il vero “uomo forte” alla guida della coalizione di governo.
Non per caso, nella Mappa semantica Demos-Coop, Di Maio sta sotto a Salvini. Accanto al M5s.
Ma, soprattutto, è significativo osservare come gli elettori del M5s, sul tema degli immigrati (da respingere), si siano avvicinati, più degli altri, agli orientamenti dei leghisti. Nell’ultimo anno, infatti, nella base del M5s, l’adesione a questo “obiettivo” è salita di 20 punti percentuali: dal 27 al 47%.
Mentre fra i leghisti è rimasta costante, poco sotto al 60%. Nello stesso periodo, fra gli elettori del M5s, il sostegno al leader della Lega è cresciuto vertiginosamente. Dal 12 al 50%.
Così intorno a Di Maio si incontra l’elettorato più salviniano. Dopo la Lega (di Salvini). Infine, tra gli elettori del M5s i “favorevoli” alla LdS si allargano sensibilmente: dall’11 al 37%. Ricambiati, nella stessa misura, dai leghisti.
Ma è possibile che la rottura fra Salvini e i Magistrati, storici “nemici” di Berlusconi, in futuro riavvicini, almeno un poco, gli elettori della LdS e di FI. Mentre le parole di Di Maio, in difesa dei magistrati, risultano, nuovamente, tardive. E timide.
Insomma, ci attende un autunno (politicamente) caldo. Più ancora dell’estate. Perché l’in-sicurezza, le paure e le tensioni (politiche) costituiscono un terreno di coltura favorevole, anzi, ideale, per la Lega di Salvini. Che difficilmente rinuncerà alla “strategia della tensione”, dalla quale ha ricavato consensi e centralità politica. Soprattutto in vista delle prossime elezioni politiche, che potrebbero essere anticipate alla primavera del prossimo anno. (Soprattutto se convenisse a Salvini…). A quella scadenza potrebbe partecipare una nuova (e, al tempo stesso, vecchia) formazione politica, che oggi sembra crescere e coagularsi intorno all’Uomo Forte: la L5s.
La Lega (a) 5 stelle.