È interessante e, al tempo stesso, utile riflettere sul linguaggio che descrive le nostre rappresentazioni, dà significato al nostro mondo.
Delinea il con-testo, cioè: il “testo comune”. Che contribuiamo a de-scrivere e a scrivere. Con le nostre parole.
Così, anche quest’anno, abbiamo realizzato un “Mapping delle parole del nostro tempo”. Attraverso un sondaggio (di Demos-Coop), condotto su un campione nazionale rappresentativo. Alle persone intervistate sono state proposte una quarantina di parole, che si riferiscono a diversi soggetti, eventi, ambienti, valori e istituzioni.
La mappa che presentiamo in queste pagine “proietta” le parole selezionate in base a due diversi “assi “ di valutazione. Da un lato, lungo l’ascissa, procedendo da sinistra verso destra, si “misura” il gradimento espresso dagli italiani (intervistati). Mentre seguendo l’ordinata, dal basso verso l’alto, le parole riflettono il grado (crescente) di tensione fra passato e futuro.
In questo modo, è possibile considerare, insieme, il tempo e il sentimento.Lo sguardo verso il futuro e la percezione del presente. Il Mapping disegnato in base a queste premesse si de-finisce attraverso tre regioni di significato, dai confini non troppo netti. Ma dai contenuti, comunque, piuttosto riconoscibili. Soprattutto se si osserva la regione collocata più in basso. Che concentra atteggiamenti di sfiducia senza futuro. Una regione abitata dai protagonisti di una stagione politica lunga. Il Pd e Forza Italia. E i loro leader. Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. I soggetti politici che hanno diviso e, per alcuni anni, con-diviso, la scena politica e il governo del Paese. Ora sono finiti in fondo alla Mappa delle parole, tracciata dagli italiani.
Vicini ai Politici e ai Partiti. Le parole che indicano il principale Bersaglio del ri-sentimento popolare. Vicini alle Ong. Le Organizzazioni non governative. Negli ultimi tempi, risucchiate nella polemica politica sull’immigrazione. Non per caso, l’idea e l’affermazione “Respingere gli immigrati” è proiettata nello spazio futuro, anche se ottiene un gradimento moderato — ma non limitato. Il linguaggio della delusione “accoglie” (si fa per dire…) anche Populismo e Razzismo. In qualche modo, collegati e coerenti. Perché, nel linguaggio populista, la diffidenza verso gli stranieri, e in particolare verso gli immigrati, ha un peso significativo.
All’opposto, nella regione del “Futuro che unisce”, incontriamo parole che evocano riferimenti diversi. Ma, appunto, con-divisi. Istituzioni, luoghi e attività tradizionali.
Come la Casa e la Famiglia. I Giovani (implicitamente: i figli…). La Scuola e il Lavoro.
Accanto a domande sociali e individuali particolarmente diffuse, e rivendicate: la Sicurezza. La Solidarietà (peraltro, emblematicamente op-posta rispetto alle Ong). Ma, anche, la Meritocrazia. Il giusto riconoscimento al Merito.
Mentre, da troppo tempo, altre sono le ragioni che favoriscono le opportunità e la mobilità nel mercato del Lavoro. E nelle Istituzioni pubbliche. Fra “le parole del futuro che unisce”, gli italiani indicano anche la Democrazia. E la variante Digitale, promossa e sostenuta, anzitutto, dal M5S. Tuttavia, in alto, in cima all’asse del futuro, è proiettato Internet. Ormai considerato non “una” tecnologia di comunicazione.
Ma, tanto più in prospettiva futura, come “la” Comunicazione.
Unica figura presente, in questo spazio semantico, è Papa Francesco. Capace, ancora, di suscitare “fiducia”. Cioè: “fede”. Ma la sua posizione appare meno attraente — e meno proiettata verso il futuro — rispetto agli anni scorsi. In alto, appena sotto a Internet, si conferma il richiamo all’Ambiente e alle Energie Rinnovabili. Sempre più “urgente”, secondo gli italiani.
Anche se “il principio di urgenza” non sempre implica l’effettiva attuazione. Tuttavia, la consapevolezza, quando entra nel linguaggio, e dunque nel “senso comune”, costituisce già un passo importante.
Infine, tra gli spazi che delimitano la Delusione e il Futuro Condiviso, c’è il Presente che divide. È spiegato e narrato con parole diverse. Evocano i media (ormai) tradizionali. I giornali, la radio, la Tv (ancora la più utilizzata, dai cittadini).
Questa regione del linguaggio comprende la Ue e l’Euro. I luoghi e i simboli della globalizzazione più contestati.
Soprattutto dagli attori politici che oggi governano. La Lega e il M5S. Insieme ai loro leader.
Salvini e Di Maio. Anch’essi “nominati” dentro a questo spazio contrastato. Accanto alle “loro” politiche di bandiera. Per primo: il Reddito di cittadinanza. Quindi: Respingere gli immigrati. È significativo, perfino emblematico come all’incrocio esatto fra i due assi, fra passato e futuro, tra fiducia e diffidenza, vi sia Giuseppe Conte. Il Premier. Forse perché, comunque, appare in grado, più di altri, di “tranquillizzare” l’OP.
Opinione Pubblica. Forse perché appare sullo sfondo, rispetto ai due leader di partito. I veri Premier, secondo l’OD — l’Opinione Diffusa.
Il Dizionario del nostro tempo, tratteggiato dal sondaggio di Demos-Coop, sancisce, in modo evidente, il passaggio avviato — e dimostrato — dalle recenti elezioni di marzo. Siamo entrati in una diversa stagione — non solo — politica. Per usare le parole del nostro tempo: nella Terza Repubblica (come recitano i leader del M5S).
E il linguaggio, come si è detto, contribuisce a “comunicare” la realtà sociale, ma anche a costruirla. Per questo chi non accetta il cambiamento in atto deve agire anche (anzitutto?) per cambiare il linguaggio.