Mentre al ministero dell’Economia sono in corso le ultime verifiche sulla sostenibilità di un disavanzo vicino al 2%, i tecnici di Lega e Movimento 5 Stelle studiano il sistema di alleggerire il costo della manovra del 2019. Reddito di cittadinanza, quota 100 per le pensioni e flat tax sono confermate, ci saranno, ma l’obiettivo adesso è quello di limitarne l’impatto sul bilancio, soprattutto nel 2019.
Così, si studiano varie combinazioni tra età anagrafica e contributi per quota 100, con l’obiettivo di restringere un po’ la platea dei beneficiari e i costi. Lo stesso per il Reddito di cittadinanza, che potrebbe essere accessibile in base ai parametri Isee, più stretti di quelli reddituali. Mentre, allo scopo di recuperare fondi con i quali coprire queste operazioni, comincia a farsi largo sempre più convintamente l’ipotesi di un taglio lineare delle detrazioni fiscali.
Per mettere a punto le misure c’è tempo fino al 20 ottobre, quando la Legge di Bilancio dovrà essere presentata in Parlamento. Entro la fine della settimana, invece, il governo approverà l’aggiornamento del quadro economico e definirà i nuovi obiettivi programmatici di deficit e debito pubblico per i prossimi anni. Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha tentato di tenere fino all’ultimo il muro sull’1,6% di deficit, ma nelle ultime ore sembra aver ceduto. Un disavanzo 2019 leggermente superiore, fino all’1,8-1,9% potrebbe ancora essere gestibile, anche se rischia di far aumentare il rapporto debito/pil e il disavanzo strutturale. Per il momento il numeretto magico, nella Nota di aggiornamento al Def, quasi ultimata dagli uffici dell’Economia, ancora non c’è. Salterà fuori solo nel corso del Consiglio dei ministri che approverà il documento, atteso tra domani e dopodomani. L’indicazione del premier a Lega e M5S è quella di tentare ogni sforzo per limitare il costo della manovra e trovare nuove fonti di copertura.
Tra queste, considerata la difficoltà politica di un intervento selettivo, prende quota il taglio delle detrazioni fiscali. Il 19% sulle spese mediche, sugli interessi del mutuo, sulle spese per l’università, potrebbe essere ridotto di uno o due punti percentuali. Con effetti finanziari molto rilevanti, anche se spostati sul 2020, quando saranno presentate le dichiarazioni dei redditi 2019. Ridurre la detrazione al 17% farebbe risparmiare quasi un miliardo, ma per contenere i costi si considera anche l’ipotesi di un aumento della franchigia (sulle spese sanitarie del 19% oggi è fissata a 129 euro). Per limitare i costi della controriforma della Fornero si ipotizza anche una penalizzazione variabile tra lo 0,5 e l’1,5% per ogni anno prima dei 67 anni canonici. Novità in arrivo anche sul fronte delle tasse. La pace fiscale dovrebbe prevedere anche un concordato con adesione «strutturale», con la possibilità per il fisco di accertare la condizione reddituale dei contribuenti e chiudere un eventuale contenzioso ricorrendo anche ad un meccanismo di autocertificazione da parte di revisori, avvocati e commercialisti. Non sarà un condono tombale, non permetterà di sanare evasione ed elusione fiscale, anche se, spiegano alla Lega, consentirà di regolarizzare non solo gli “omessi versamenti”. Possibile anche un taglio delle accise sui carburanti.