Non più solo export. Lo scatto del 72% per gli ordini interni del comparto meccanotessile è solo l’ultimo, tassello in un ampio mosaico che si ricompone a sintesi nello scatto della produzione industriale. A dicembre, proprio grazie all’area dei macchinari, la manifattura italiana mette infatti il turbo, realizzando per l’intero anno la miglior performance dal lontano 2010. Su base annua la crescita del mese stimata dall’Istat è pari al 4,9% (undicesimo periodo consecutivo in crescita) mentre rispetto a novembre l’impennata è dell’1,6%. Risultato, quest’ultimo, che ci pone al vertice tra i big europei: su base mensile la Germania arretra a dicembre di sei decimali, così come in calo è il Regno Unito, mentre Francia e Spagna crescono rispettivamente dello 0,5 e dello 0,9%.
Il 2017 per la nostra industria si chiude così con un progresso dell’output del 3%, quasi doppio rispetto all’anno precedente, valore più alto dal lontano 2010, quando la produzione rimbalzò di quasi sette punti dopo il tracollo del 2009. L’indice destagionalizzato si porta così a quota 99,3 (a un passo dalla soglia del 2010): un dato superiore si trova solo nel lontano agosto 2011. Star di periodo è certamente il comparto dei macchinari e delle attrezzature, in grado di realizzare una crescita del 15,6%, in decisa accelerazione rispetto alla media precedente. Ad eccezione dell’elettronica non vi sono comunque settori in calo: per chimica, farmaceutica, prodotti in metallo ed apparati elettrici le performance migliori.
L’impennata dell’area dei macchinari è la cartina di tornasole più immediata della ripresa del ciclo interno degli investimenti, grazie in particolare al piano del Governo sui beni di Industria 4.0. La vera novità per l’economia italiana nel 2017 non è infatti tanto lo scatto dell’export (oltre le attese, ma in passato era già accaduto), quanto piuttosto la ripresa decisa della domanda interna, guidata proprio dagli investimenti. Per alcuni settori, macchine utensili in primis, l’utilizzo della capacità produttiva (85%) è in effetti arrivato ai massimi storici, proprio sulla spinta dello scatto degli investimenti che ha portato al nuovo record assoluto per il consumo interno di macchinari: due miliardi in più per la macroarea che fa riferimento a Federmacchine. La spinta dei bonus legati ai beni “connessi” agevolati dal piano Industria 4.0 è evidente anche nello scatto dei robot, che presentano il tasso di crescita della domanda interna più alto al mondo, sette volte la media globale stimata da Oxford Economics. Nelle stime diffuse ieri dal Governo gli investimenti nei settori agevolati da iperammortamento e superammortamento sono lievitati dell’11% e gli effetti sull’attività produttiva iniziano ad essere evidenti.
Numeri che per il ministro dello Sviluppo economico dimostrano come l’industria italiana abbia finalmente ingranato la marcia giusta. «La strada è ancora lunga – aggiunge Carlo Calenda – per diffondere lavoro, reddito e benessere a tutto il paese. Per riuscirci bisogna continuare a operare seriamente su competenze, investimenti e occupazione, respingendo le ricette suicide di chi tra dazi e tasse sull’innovazione riporterebbe l’Italia rapidamente nel pieno della crisi».
Le prospettive paiono invece ancora favorevoli, soprattutto per l’effetto di trascinamento. Perché se è vero che il dato di dicembre indica già una precisa “messa a terra” della massa di ordini accumulata, è altrettanto chiaro che quasi tutte le commesse di impianti acquisite tra settembre e dicembre si tradurranno in produzione reale solo nel 2018, fornendo un contributo rilevante al Prodotto interno lordo dell’anno. Altro dato positivo è l’impatto di sistema. Da un lato il rinnovo dei macchinari (erano arrivati al record negativo di 12 anni e 8 mesi) è un’iniezione di competitività per il Paese; dall’altro gli ordini acquisiti dai costruttori si traducono in lavoro aggiuntivo per un vasto indotto di migliaia di componentisti e subfornitori. Aziende che a loro volta crescono, investono e assumono.