Nel primo trimestre del 2019 la produzione industriale italiana è rimasta sostanzialmente piatta, con un calo stimato dello 0,1%, dopo il forte arretramento di fine 2018. È la stima del Centro studi di Confindustria, secondo cui la domanda interna è stata ancora debole (specie negli investimenti) e la domanda estera ha risentito del rallentamento globale. Il contributo dell’industria alla dinamica del Pil è considerato nullo e le prospettive sono orientate al ribasso. Si conferma la fotografia scattata nel Rapporto presentato mercoledì scorso con un’Italia ferma e rischi di recessione.
Il CsC rileva un aumento della produzione industriale dello 0,4% in marzo su febbraio, quando è stimato però un calo dell’1,3% su gennaio. Nel primo trimestre 2019 si registra una variazione di -0,1%, dopo il -1% rilevato dall’Istat nel quarto trimestre 2018.
Sulle difficoltà del Paese e sullo scatto necessario è tornato ieri il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, a margine del convegno sui borghi del Sud svoltosi a Taurasi (Av). «Il Paese deve reagire, non possiamo limitarci a constatare quello che sta accadendo. Spero che il decreto sblocca cantieri e il decreto competitività si rivelino misure choc utili all’economia del Paese e non misure marginali». E poi c’è la priorità lavoro. «La questione lavoro deve essere riportata al centro dell’attenzione del Paese, partendo dal Mezzogiorno».
Il CsC rileva un aumento della produzione industriale dello 0,4% in marzo su febbraio, quando è stimato però un calo dell’1,3% su gennaio. Nel primo trimestre 2019 si registra una variazione di -0,1%, dopo il -1% rilevato dall’Istat nel quarto trimestre 2018.
Sulle difficoltà del Paese e sullo scatto necessario è tornato ieri il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, a margine del convegno sui borghi del Sud svoltosi a Taurasi (Av). «Il Paese deve reagire, non possiamo limitarci a constatare quello che sta accadendo. Spero che il decreto sblocca cantieri e il decreto competitività si rivelino misure choc utili all’economia del Paese e non misure marginali». E poi c’è la priorità lavoro. «La questione lavoro deve essere riportata al centro dell’attenzione del Paese, partendo dal Mezzogiorno».
Il Csc rileva che, al netto del diverso numero di giornate lavorative, la produzione arretra in marzo del 3% rispetto a marzo 2018. In febbraio diminuisce del 2,7% sui dodici mesi. La debolezza si conferma al di là delle fluttuazioni mensili spiegate da fattori temporanei. Al rimbalzo di gennaio, dovuto anche a una ricostituzione delle scorte, sono seguiti una correzione “tecnica” in febbraio e un marginale consolidamento in marzo.La debolezza dell’attività industriale italiana, spiega il Csc, è legata principalmente alla fragilità della domanda interna (specie degli investimenti), verso la quale vanno circa i 2/3 della produzione complessiva. Anche la domanda estera stenta a ripartire per il rallentamento globale: in febbraio l’export verso i paesi extra-Ue è -2,2% (dopo un rimbalzo a gennaio), nonostante la forte crescita della cantieristica navale. L’Istat ha inoltre rilevato un peggioramento dei giudizi sugli ordini esteri in febbraio e marzo.