Forse mai in passato si era consumato un divorzio così radicale fra le percezioni politiche dell’uno per cento e quelle del 99 per cento. Le persone dai redditi più alti e gli altri 59 milioni di italiani sono ormai così distanti nella lettura della realtà, che quando ne parlano sembrano descrivere due Paesi diversi. Da un lato c’è quello degli uomini vestiti di giacche e cravatte di qualità — grandi manager e imprenditori sono ancora quasi sempre maschi — dall’altro gli italiani comuni. Nel mezzo, un governo «sovranista» che nei due gruppi sta producendo reazioni opposte.
Lo si è visto ieri al Forum Ambrosetti di Cernobbio, quando alla platea è stato chiesto un giudizio sull’operato dell’esecutivo. Questi incontri, fortemente selettivi date le condizioni di accesso, attraggono di solito poche centinaia di manager e azionisti di imprese medie, grandi o grandissime. Cernobbio offre loro l’opportunità di ascoltare alcuni dei principali responsabili europei e i migliori osservatori al mondo.
Ma quando ieri alla platea del Forum è stato chiesto di esprimere un voto digitale anonimo «sull’operato del governo», la risposta è stata univoca come di rado capita in questi casi. Il 40,2% ha dato un giudizio «negativo» e altrettanti ne hanno dato uno «molto negativo». Nel complesso oltre otto top manager e imprenditori su dieci sono convinti che l’esecutivo guidato da Giuseppe Conte stia lavorando male. I voti positivi sono stati appena il 3,9%, quando invece un anno fa il 53% aveva espresso un giudizio positivo sull’operato del governo, allora in uscita, di Paolo Gentiloni.
Difficile immaginare risultati più diversi da quelli dei sondaggi su campioni orizzontali di italiani di tutti i ceti sociali. Proprio sul Corriere di ieri Nando Pagnoncelli ha illustrato i risultati dell’ultima analisi di Ipsos, secondo cui le forze politiche di governo raccolgono ancora il 59% delle intenzioni di voto (35,7% la Lega, 23,3% il Movimento 5 Stelle). Si tratta del livello di consenso più alto in Europa per forze politiche al potere, davanti all’Ungheria dove Fidesz del premier Viktor Orban veleggia incontrastato al 53%.
Nel caso di Lega e M5S, fra l’altro, la popolarità fra il 99% degli italiani resiste su livelli elevati malgrado i continui scontri fra le due forze di maggioranza: una persistenza ancora più sorprendente ora che la vita del governo è coincisa alla perfezione, per il momento, con nove mesi di recessione dell’economia. Gli operai, gli autonomi e i piccoli imprenditori sono le categorie nelle quali la Lega prevale di più.
Non è però così fra i manager e imprenditori medi e grandi riuniti ieri a Villa d’Este. Per la gran parte di loro, la situazione dell’esecutivo sembra insostenibile. Il 37,9% pensa che dopo le elezioni europee del 26 maggio sarà necessario un rimpasto di governo, un altro 35,9% prevede che si dovrà andare molto presto verso il voto politico anticipato. Solo al 19% della platea di Cernobbio sembra che l’attuale quadro politico, nell’insieme, possa tenere.
Il senso di urgenza si è percepito nella sala di Villa d’Este ieri quando Romano Pezzotti, un imprenditore della gestione rottami, ha iniziato a incalzare il viceministro all’Economia Massimo Garavaglia. «Serve uno choc al più presto» ha detto Pezzotti, che gestisce Fersovere in provincia di Bergamo. Prima che Garavaglia avesse tempo di dare una risposta, in sala è partito spontaneamente un applauso per la domanda. Il governo resta popolare fuori da Villa d’Este ma lì dentro l’uno per cento, gli uomini in giacca e cravatta, sono sempre più convinti che stia portando l’Italia in un vicolo cieco. E lo dicono in maniera sempre più aperta.