Qualcuno potrebbe dire che sono casi eccezionali. In effetti è vero che sono una piccolissima percentuale del totale delle imprese attive in Italia. Eppure, le 1.000 imprese Champions che il Centro Studi ItalyPost seleziona ogni anno con L’Economia del Corriere, più che un’eccezione, raccontano la via maestra per una crescita solida e duratura del nostro tessuto industriale. Perché spaziano da un settore all’altro, da chi si occupa di macchine a chi fa bevande, passando per il packaging, la moda, fino ad arrivare a chi fa container o addirittura olii essenziali o ancora digital marketing. Con un elemento che le accomuna tutte: sono sane, anzi di più, sanissime. Hanno un ritmo di crescita che fa invidia e, dunque, devono aver compreso il segreto per sfidare le complessità e uscirne vincitrici. Nel 2022 hanno registrato un aumento medio del fatturato del 19,5%, portando il cluster a superare complessivamente i 103,4 miliardi. Anche la marginalità ha seguito lo stesso trend, segnando un +16,7%.
A certificarlo sono i loro dati e gli stringenti criteri sulla cui base vengono selezionate. Intanto il loro fatturato è compreso nell’arco tra i 20 e i 500 milioni, così da andare a identificare quelle PMI che compongono il nucleo del capitalismo all’italiana; e poi sono valutate su tutta una serie di fattori che vanno dall’utile fino al CAGR, passando per l’Ebitda medio degli ultimi tre esercizi, il rapporto pfn/Ebitda medio degli ultimi tre anni, l’Ebit e, per quest’anno, anche due specifici criteri calibrati dal Centro Studi per evitare di includere nella ricerca quelle imprese che sono cresciute in maniera abnorme sulla base di circostanze normative o sulla scia dell’aumento dell’inflazione, che oltretutto ha riguardato alcuni settori più di altri, gonfiandone i fatturati.
Un effetto di crescita a valore è da mettere in conto, seppure le Champions parlino anche di aumenti di volumi significativi. Ma, pur condividendo le ottime performance che di diritto le fanno entrare in classifica, gli andamenti sono in realtà differenziati in base ai territori di appartenenza, e ci permettono così – mettendoli sotto la lente – di cogliere le caratteristiche delle nostre regioni industriali della cosiddetta area Lover (Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto), i loro punti di forza e le eventuali debolezze.
La Lombardia, ad esempio, può reclamare il maggior numero di imprese Champions fra le sue province, ma è un dato che non stupisce, e che va peraltro calibrato rispetto al fatto che la regione ha il doppio di abitanti del Veneto e dell’Emilia-Romagna. Conta 335 imprese d’eccellenza, riporta però un fatturato medio che si ferma a 111,3 milioni di euro, mentre le 136 imprese emiliane le scalzano arrivando a 121,8 milioni di euro in media, sorpassando anche le 188 imprese venete che si fermano a 92,6 milioni. Dunque, come osserviamo da qualche anno, l’Emilia si conferma campionessa per dimensioni medie delle imprese, così come per crescita media annua dal 2016 al 2022: porta a casa un 14,3% rispetto al 13,7% della Lombardia e al 13,5% del Veneto.
Attenzione però alla rimonta del Veneto post-Covid che potrebbe nei prossimi anni scuotere nuovamente gli equilibri. Se limitiamo lo sguardo infatti al periodo che va dal 2020 al 2022, notiamo che la regione accelera notevolmente dimostrando una grande abilità di ripresa dopo le difficoltà della pandemia, probabilmente anche grazie alle dimensioni ridotte delle sue imprese dunque più flessibili. Porta a casa un 25,6% di crescita media annua in questi tre anni, rispetto al 24,4% della Lombardia e al 23,7% dell’Emilia-Romagna. La redditività delle imprese è invece pressocché la stessa in tutte le regioni considerate, e viaggia attorno al 19%, circa di un punto percentuale più bassa rispetto a quella dello scorso anno (è sempre un calcolo medio sui sei anni presi in considerazione dalla ricerca).
Dunque in sintesi possiamo dire che nell’arco dei sei anni “fotografati” dalla ricerca l’Emilia si sia confermata il nuovo modello di crescita, grazie a delle imprese che anche di fronte ai repentini cambi di scenario degli ultimi anni non solo hanno tenuto, ma si sono dimostrate in grado di realizzare uno sprint superiore a tutte le altre. Guai però a pensare che un risultato come questo sia “per sempre”. Anzi, i dati del post Covid del Veneto, appunto, mostrano un’accelerata che l’Emilia non è stata in grado di mettere in atto, e potrebbero indicare una revisione dei rapporti all’interno del nuovo triangolo industriale.
A raccontare le ragioni e le chiavi di lettura di queste performance sono stati gli imprenditori in persona questa mattina presso Palazzo Mezzanotte, sede di Borsa Italiana, dove si è tenuto l’evento di anniversario de L’Economia del Corriere della Sera dal titolo “L’Italia genera futuro”. In questa occasione è stata presentata la ricerca, che è stata oggetto di pubblicazione su uno speciale del quotidiano di Via Solferino, davanti a molte delle mille Champions.