Presentata questa mattina in Borsa a Milano, in occasione dell’anniversario de “L’Economia” del Corriere della Sera, la quarta edizione della classifica Champion – la ricerca, realizzata dal Centro Studi ItalyPost, grazie alla collaborazione con Aida Bureau Van Dijk e il sostegno del Gruppo bancario Credit Agricole e della società di consulenza lean auxiell, che individua sul territorio nazionale 800 imprese collocate tra i 20 e i 120 milioni di euro di fatturato e 200 imprese top tra i 120 e i 500 milioni di euro di fatturato, selezionandole in base a un’attenta analisi dei bilanci disponibili degli ultimi sei anni (periodo 2013-2019) e a una serie di stringenti criteri di tipo societario e ed economico (tra gli altri Cagr, Ebitda, Rating e Pfn*).
Il dato principale che emerge dallo studio è la conferma delle imprese dell’Emilia-Romagna come quelle di dimensione maggiore e dalle migliori performance rispetto sia alle lombarde che alle venete. Nel dettaglio, le 139 imprese Champion emiliane hanno prodotto un fatturato complessivo di oltre 15 miliardi di euro nel 2019, con una media di €110.279.000 a testa. Cifre largamente superiori ai €92.528.000 di media delle 323 imprese Champion della Lombardia, che pure rimane prima in Italia per numero di imprese classificate, e quasi doppie ai €67.196.000 di media delle 192 imprese venete. In Veneto, in virtù della taglia più piccola delle imprese in classifica, è stato prodotto complessivamente un fatturato di circa 2,4 miliardi di euro in meno rispetto all’Emilia-Romagna, pur con un numero di imprese Champion maggiore (seconda Regione per numero di imprese in classifica).
Altra conferma delle performance superiori delle aziende emiliane rispetto alle altre del nuovo triangolo industriale lo si deduce anche dalla crescita media nel periodo 2013-2019. In Emilia-Romagna, le imprese Champion hanno infatti mostrato una crescita media annua del 14,46%, staccando di oltre 2 punti le imprese lombarde (12,30%) e venete (12,25%). Un differenziale che nei sei anni in esame diventa di oltre 12 punti percentuali e che porta il divario sulla taglia delle singole attività a crescere ulteriormente.
I primi dati del 2020, secondo il Centro Studi ItalyPost, sembrano rimarcare questa tendenza, mostrando come le imprese emiliano-romagnole abbiano subito una flessione molto minore rispetto alle altre. Una forte affermazione, per la regione nota per il “patto per il lavoro” del neo ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, del suo ruolo di locomotiva del nuovo triangolo industriale e dell’economia nazionale in genere.
Del resto, che le “geografie del PIL” siano andate a mutare nel corso degli ultimi anni lo si nota anche dalla continua crescita di una regione come la Toscana, un tempo considerata minore, e da quello che sembra un inarrestabile declino del Piemonte. Le 64 imprese toscane entrate nella classifica Champion, pur producendo un fatturato medio inferiore anche a quello del Veneto (poco meno di 62 milioni di euro), segnano una crescita media annua del 15,53% nel periodo 2013-2019, contro una media dell’11,43% mostrata dalle 92 imprese piemontesi.
La Campania rimane la regione del Sud con il maggior numero di imprese Champion, con 29 (meno del 10% delle imprese lombarde) attività dal fatturato medio di 66 milioni di euro e una crescita media annua di oltre il 14%. Il resto del Mezzogiorno non presenta molte novità al di fuori della crescita della Puglia, che vede salire a 22 il numero delle imprese in classifica (6 in più rispetto allo scorso anno), seguita poi da Sicilia (10 imprese), Calabria (4), Sardegna e Molise (una a testa).
Al Centro, detto della Toscana, il Lazio è la seconda regione per numero di imprese in classifica con 35, in buon aumento rispetto alle 25 dello scorso anno, seguito da Marche (27), Umbria (10) e Abruzzo (9).
In declino regioni come Liguria e Friuli-Venezia Giulia, che nell’arco di un solo anno passano rispettivamente da 16 a 11 e da 22 a 13 imprese Champion nel proprio territorio. Entrambe le regioni vengono superate persino dalle province autonome di Treno e Bolzano, che rimangono stabili con 18 imprese classificate.
Il quadro nazionale vede le 1.000 imprese Champion produrre un fatturato complessivo di quasi 85 miliardi di euro nel 2019, ben 6 miliardi in più dell’anno precedente e 14 in più rispetto al 2017, con un tasso di crescita medio del 10,07% annuo negli ultimi sei anni e un EBITDA medio del 17% nello stesso periodo. Numeri che sembrano confermare il quadro positivo già delineato negli scorsi anni e che fanno ben sperare in un’ottica di ripresa economica dopo una crisi che si prospetta ancora peggiore rispetto a quella di un decennio fa.
Secondo dei primi dati raccolti tra queste imprese relativi ai bilanci 2020, infatti, la tendenza che si registra è quella di performance mediamente molto superiori a quelle del mercato, sia nei settori che nel 2020 sono stati caratterizzati da una crescita, sia in quelli che hanno registrato perdite significative.
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*NOTA TECNICA
800 Champions sono state selezionate a partire dai database di Aida-Bureau Van Dijk e del Registro Imprese di Infocamere, relativi alle aziende con fatturato 2019 compreso tra i 20 e 120 milioni e con riferimento agli ultimi sei bilanci depositati (2013-2019). Criteri di selezione, oltre al fatturato, sono: crescita media aggregata (Cagr) 2013-2019 pari ad almeno il 3%; media annua dei profitti industriali lordi (Ebitda) negli ultimi tre esercizi pari ad almeno l’8% del fatturato; rating «ottimo», compreso cioè fra tripla B e tripla A, sulla base dell’attribuzione dell’agenzia di rating Modefinance; rapporto PFN/Ebitda medio inferiore a 2,5; margine operativo aziendale (Ebit) positivo per il 2019. Sono state escluse le società controllate da soggetti esteri, da fondi di private equity, da gruppi nazionali con fatturato superiore ai 500 milioni di euro e le società cooperative o a partecipazione pubblica. Dati in milioni di euro o in percentuale.
200 Champions sono state selezionate a partire dai database di Aida-Bureau Van Dijk e del Registro Imprese di Infocamere, relativi alle aziende con fatturato 2019 compreso tra i 120 e i 500 milioni e con riferimento agli ultimi sei bilanci depositati (2013-2019). Criteri di selezione, oltre al fatturato, sono: crescita media aggregata (Cagr) 2013-2019 pari ad almeno il 3%; media annua dei profitti industriali lordi (Ebitda) negli ultimi tre esercizi pari ad almeno il 7,57% del fatturato; rating “equilibrato” o «ottimo», compreso cioè fra doppia B e tripla A, sulla base dell’attribuzione dell’agenzia di rating Modefinance; rapporto PFN/ebitda medio inferiore a 3,6; margine operativo aziendale (Ebit) positivo per il 2019. Sono state escluse le società controllate da soggetti esteri, da fondi di private equity, da gruppi nazionali con fatturato superiore ai 500 milioni di euro e le società cooperative o a partecipazione pubblica. Dati in milioni di euro o in percentuale.