Nel nuovo piano del ministero dello Sviluppo economico per “Impresa 4.0” gli investimenti dedicati alla sostenibilità ambientale avranno il beneficio più alto, con un credito di imposta del 40%. Gli “investimenti “green” sono uno dei tre grandi capitoli (non più quattro, come da prime ipotesi) in cui si articolerebbe il nuovo credito di imposta destinato a sostituire iperammortamento e superammortamento fiscale. Il 40% potrebbe essere l’aliquota più alta, il 6% quella più bassa riservata agli investimenti per l’ammodernamento ordinari attualmente coperti dal superammortamento. Tra le due un’ aliquota intermedia, per gli investimenti in macchinari e apparati funzionali all’ammodernamento digitale e hi-tech (oggi coperti dall’iperammortamento). Il bonus “verde” ad ogni modo non sarà subito operativo, perché occorrerà un decreto attuativo per definire con precisione i criteri delle spese che producono miglioramenti in termini di sostenibilità ambientale ed economia circolare.
Sul dossier si cerca l’intesa definitiva tra i ministeri dello Sviluppo e dell’Economia. Nel Ddl di bilancio che sarà approvato dal consiglio dei ministri entrerà lo schema del piano, che include novità anche sui bonus ricerca e formazione. Non si esclude che l’intero progetto – che sarà al centro del Tavolo transizione 4.0 che il ministro Stefano Patuanelli convocherà a fine ottobre – possa entrare come annuale e poi essere esteso sui tre anni con emendamenti in Parlamento. Il nuovo sistema avrebbe il vantaggio di essere triennale, agevolando gli investimenti effettuati nel 2020, 2021 e 2022. L’alternativa che darebbe continuità alle imprese – cioè la proroga senza modifiche dell’attuale set di incentivi – sarebbe limitata a una sola annualità (con coda, solo per le consegne, al 31 dicembre 2021 per l’iperammortamento e al 30 giugno 2021 per il superammortamento). Al ministero dello Sviluppo ritengono gestibile senza contraccolpi sull’industria i primi mesi di transizione da un sistema all’altro. Ed è un tema chiave, perché l’Economia vuole scongiurare qualsiasi rischio di congelamento degli investimenti con conseguente impatto sulla crescita nei primi trimestri del prossimo anno.
Da un punto di vista finanziario, si punta a un impegno dello stesso ordine di grandezza di quanto sviluppa l’attuale piano Impresa 4.0, ovvero circa 5 miliardi spalmati lungo tutto il ciclo di vita dei beni agevolati dai maxiammortamenti (cifra che si raggiunge sommando anche gli impegni su credito di imposta per la ricerca e credito di imposta per la formazione 4.0). I 5 miliardi in questo caso si concentrerebbero su un arco temporale più stretto, cioè 2-3 anni di fruibilità del credito di imposta. Secondo i tecnici dello Sviluppo, il ripensamento generale del piano consentirebbe la programmabilità degli investimenti in un’ottica triennale uscendo dalla logica del mero acquisto di macchinari per pianificare progetti tecnologici di più ampio respiro. Il ministero calcola che la platea di imprese crescerebbe del 30-40% rispetto ad oggi considerando anche le aziende che non fanno utili, oggi escluse dal sistema dei maxiammortamenti, e quelle agricole che potrebbero beneficiare del bonus sui loro beni strumentali. Ci si aspetta anche maggiore trasparenza in termini di controllo degli investimenti.
Questa nuova misura si affiancherà al credito di imposta per gli investimenti in ricerca e sviluppo (valido anche per il 2020) e al credito di imposta per la formazione 4.0 (che sarà prorogato con la manovra). Il primo di questi due strumenti sarà ampliato con l’estensione alle spese di innovazione (come definite dal “Manuale di Oslo”) e a quelle per il design. Il bonus formazione, invece, sarà semplificato nella parte che più ne ha limitato il successo fino ad oggi, ovvero l’obbligo di firmare accordi sindacali, aziendali o territoriali. Inoltre, l’agevolazione dovrebbe essere ampliata alle spese per docenti e formatori mentre oggi è calcolata solo sul costo orario del personale impegnato nell’attività di formazione.